Dovrebbe costare più di 400 milioni di euro al settore agricolo nazionale la seconda rata dell’Imu che riguada terreni e fabbricati rurali strumentali, mentre l’importo dovuto entro il 16 dicembre sulle prime case con ogni probabilità non si pagherà. “Resterebbero esclusi dal provvedimento che elimina l’imposta i fabbricati rurali e i terreni agricoli che dovranno perciò pagare la rata di dicembre”, segnala con rammarico Antonio Dosi, coordinatore regionale di Agrinsieme Emilia Romagna”, il coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane (che a sua volta ricomprende Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare). “Le aziende – aggiunge Dosi – dovranno sopportare un onere molto elevato in un momento di criticità, per far fronte ad un esborso costruito su concetti tecnicamente sbagliati – applicarla sui fabbricati strumentali equivale ad applicarla su un tornio o su un computer – oltreché sproporzionata e insopportabile economicamente – l’importo per ettaro di terreno coltivato supera addirittura in alcuni casi il canone di affitto”. “Chiediamo con forza che vi sia un ravvedimento del Governo su questo tema – conclude Dosi – e che vengano trovate coperture finanziarie al di fuori di un settore che provvede quotidianamente a fornire alimenti a milioni di persone e che, con la produzione del Made in Italy agroalimentare, ha contribuito in modo importante a sostenere l’economia nazionale anche in questi anni di crisi. Va evitato il rischio che il provvedimento si trasformi in una mazzata con conseguenze drammatiche per il primario”
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