I risultati dell’ultima ricerca commissionata da ECPA, l’Associazione europea dell’Industria degli agrofarmaci, denunciano una situazione di profonda crisi diffusa in tutta Europa relativamente agli investimenti in Ricerca e Sviluppo nel settore agrochimico. I dati evidenziano come le aziende di agrofarmaci, a causa delle sempre più restrittive norme imposte dall’UE, siano spinte a tagliare i fondi destinati alla ricerca di soluzioni innovative, efficaci e sostenibili per la difesa delle colture, con ripercussioni sull’intero sistema agricolo europeo che perde così terreno nei confronti dei competitor mondiali.
I dati salienti dell’indagine – Secondo l’indagine, si registra un forte calo del numero di principi attivi sviluppati e introdotti nell’Unione Europea negli ultimi anni; infatti, mentre negli anni ’80 e ’90 venivano introdotte in Europa 4 nuove soluzioni ogni anno, tra il 2005 e il 2014 il numero è sceso a 1,2. Inoltre, la percentuale degli investimenti globali indirizzati al mercato europeo per lo sviluppo di nuovi prodotti ammonta oggi al 7,7% rispetto al 33% degli anni ’80. In particolare, oltre ad essere calato drasticamente negli ultimi anni il numero di aziende impegnate in attività di Ricerca e Sviluppo, passate da 34 nel 1995 a 17 nel 2012, sono mutati anche sia il focus delle ricerche stesse, sempre più incentrate sul miglioramento genetico varietale, che la destinazione dei fondi, molto spesso vengono utilizzati per difendere i prodotti in commercio non più coperti da brevetto (es. sviluppo di nuove tecnologie di formulazione). Pertanto, secondo quanto emerge dall’indagine, il sistema di registrazione europeo, che risulta essere il più severo per ciò che concerne la regolamentazione dei prodotti a difesa delle colture, starebbe spingendo sempre più le aziende a investire fuori dall’Europa.
Le conseguenze per l’Italia – Le dichiarazioni di Andrea Barella, Presidente di Agrofarma – Associazione nazionale imprese agrofarmaci che fa parte di Federchimica: “Rammarica constatare questa situazione che va a pesare direttamente sulle spalle di chi quotidianamente si trova ad affrontare le nuove sfide poste dall’agricoltura, ovvero soddisfare la crescente domanda mondiale di cibo con l’impiego di soluzioni innovative che garantiscono la tutela dell’ambiente e della salute. Purtroppo anche l’Italia, che investe ogni anno 49 milioni di euro in ricerca e sviluppo nel settore degli agrofarmaci, pari al 6% del fatturato complessivo del comparto, subisce le conseguenze dell’attuale quadro legislativo europeo. Ma in Europa possiamo contribuire al cambiamento e sbloccare tutto il nostro potenziale innovativo in agricoltura, favorendo la nascita di un contesto normativo più orientato all’innovazione e alla creazione di posti di lavoro.”