L’ultima quotazione avvenuta con la presenza delle parti è datata 10 ottobre. Da allora, la Cun (acronimo che sta per Commissione unica nazionale) dei suini da macello, ha indicato cifre esclusivamente per impulso della parte allevatoriale. Prezzi fissati unilateralmente, che proprio per questo aspetto perdono sensibilmente di efficacia. Sono snaturati. Che fare, a questo punto? Con uno scenario in cui lo strumento di riferimento per la rilevazione del listino non è più rispettato, può rappresentare un’ancora di salvataggio la Borsa merci di Modena, che nei fatti è ormai la piazza che ha un meccanismo in grado di stabilire un prezzo? Una domanda per nulla banale, soprattutto per il fatto che i contratti nazionale di conferimento dei suini hanno sono agganciati al listino della Commissione unica nazionale e che la suinicoltura nazionale vale all’incirca 20 miliardi di euro, con un valore all’export che supera il miliardo, con riferimento al segmento dei salumi.
Fieragricola di Verona, la manifestazione internazionale sul comparto primario, che dedicherà grande attenzione alla suinicoltura nella prossima edizione (la 111ª) dal 6 al 9 febbraio prossimi, ha provato a chiederlo agli addetti ai lavori. «La Borsa merci di Modena riferimento nazionale? No, non va bene così, perché il riferimento è stato stabilito fosse la Cun a livello nazionale e così deve essere – afferma Andrea Cristini, presidente di Anas, l’Associazione nazionale degli allevatori di suini -. Non è una protesta nei confronti di Modena, sia ben chiaro, ma non possiamo condannare a morte una Commissione unica nazionale, con tutta la fatica che è stata fatta, per il fatto che la parte acquirente non si presenta. Sarà bene ricordare questo atteggiamento quando si parlerà di fondi da assegnare all’agroindustria. Una cosa è certa: non sarà possibile rinnovare i contratti di fornitura di suini ai macelli, perché il riferimento dei prezzi è legato alla Cun e ad oggi non c’è la base per formare un prezzo dignitoso».
Lorenzo Fontanesi, presidente dell’organizzazione di produttori Opas e Unapros, si spinge oltre e propone la soluzione della Borsa merci telematica, sulla scorta di quanto avviene da anni in Bretagna. «Modena ad oggi è il mercato più titolato, per questo è preso come parziale riferimento – dice Fontanesi -. Anche perché la Cun sono quasi due mesi che non si riunisce nella sua forma tradizionale, in cui si confrontano produttori e macellatori. Tutto fa pensare che sia morta. Si potrebbe piuttosto mantenere due formule per la compravendita di suini: per metà legata al listino di Modena e per metà discusso sul libero mercato». Fontanesi sollecita però il ministero delle Politiche agricole «di definire una volta per tutte la posizione della Cun; è inconcepibile che funzioni a metà e che non venga attuato alcun tentativo di conciliazione fra produttori e industriali. Serve un accordo ispirato al buon senso, anche per salvaguardare le produzioni del Made in Italy, che è tutto nell’interesse degli allevatori, così come dei macelli».
È possibilista sulla «promozione» del mercato di Modena come riferimento nazionale Antenore Cervi, presidente della op emiliana Asser. «Un mercato deve avere punti di riferimento e, per quanto riguarda molti allevatori – spiega Cervi – hanno sempre sostenuto la necessità di avere un altro punto di riferimento durante la settimana». Rimangono alcuni nodi da sciogliere. «Anni fa venne sollevata l’obiezione che il mercato di Mantova non rilevasse i prezzi in base all’andamento del mercato, in quanto erano assenti le compravendite settimanali – ricorda il numero uno di Asser – non è che oggi la Borsa merci di Modena abbia superato queste contraddizioni. Forse oggi si assiste ad una effettiva compravendita di suini, dovrebbe continuare su questa linea». Bene, secondo Cervi, l’ipotesi della Borsa merci telematica, «ma a condizione che vengano fissate regole sulla classificazione delle carcasse a peso morto e che gli allevatori non firmino contratti di fornitura per lunghi periodi».
Luigi Zanotti, presidente della op bresciana Assocom, giudica la Borsa di Modena come un riferimento «non ufficiale, che però riconosce l’andamento della Cun». Puntare sugli scambi telematici? «Si può fare – dichiara Zanotti – però è necessario impostare regole che tengano conto anche della qualità. Se si fa una trattativa online bisogna che ci sia una classificazione del suino che stabilisce i premi in base alle caratteristiche qualitative delle carni: se verrà definito questo parametro, allora potrà prendere piede, come è avvenuto in Francia».