Uno dei temi sviluppato da Girolio, la bella iniziativa delle Città dell’Olio, nella sua tappa conclusiva di Bitonto è stato “Lo stile di vita della Dieta mediterranea come opportunità di mercato: ruolo della donna, convivialità e promozione del territorio”. Tema del convegno, mirabilmente condotto dal noto giornalista e presentatore televisivo, Prof. Michele Mirabella, che si è tenuto al Teatro comunale “Tommaso Traetta”, un vero gioiellino sotto l’aspetto architettonico e acustico.
La riflessione – Ho pensato di raccontare quest’incontro così ricco di spunti, partendo dall’intervento dettagliato del dr. Riccardo Garosci, presidente del comitato scuola Expo 2015, sulle iniziative di comunicazione che ci porteranno a vivere l’Expo di Milano nel 2015. La grande manifestazione mondiale, che avrà protagonisti ben 146 paesi del mondo e, con essi, milioni di visitatori, che dopo essere passati per l’Expo, avranno voglia, nei sei mesi di apertura della manifestazione, di conoscere altre realtà di questo nostro Paese.
Regioni protagoniste – Ed ecco allora che serve, da subito, mettere in moto il sistema Paese, con le sue Regioni che devono diventare grandi protagoniste, in modo da cogliere le opportunità offerte da questo grande evento e, così, aprirsi, con il loro patrimonio di risorse e di valori, al mercato globale.
Ben 146 Paesi, come dicevo, che si ritroveranno e s’incroceranno per parlare di cibo, il tema al centro di questa straordinaria esposizione universale, cioè “Nutrire il pianeta, Energia del mondo” o, anche,in inglese, “Feeding the Planet, Energy for Life”. Un grande evento per il territorio italiano, in particolare per le risorse agroalimentari e turistiche, se, da subito, il Paese si organizza per cogliere i successi che servono alle nostre produzioni e tradizioni, in particolare quelle legate alla nostra cucina, e, in questo modo, confermare e accrescere l’immagine vincente che oggi vivono nel mondo.
Cibo, agricoltura, pianeta – L’Expo 2015, quindi, parlerà di cibo, cioè di agricoltura e terreno da coltivare, e, purtroppo, lo farà proprio nel momento in cui registrerà (riporto il commento da me fatto ad alta voce) un’ulteriore perdita di terreno fertile e di territorio, come a dire che la grande manifestazione milanese rischia di promuovere solo quel poco che sarà rimasto dell’agricoltura e delle sue eccellenze agroalimentari. Infatti, se è vero che ogni secondo di tempo ben 8mq di territorio vengono sacrificati al cemento, la conseguenza è di vedere sparire, in un arco di tempo di appena cinque mesi, una superficie pari a quella della Città di Napoli.
Cosa resterà? – Allora, c’è da chiedersi, cosa resterà nel 2015 della nostra agricoltura? A tale proposito – lo voglio ricordare – questo settore, già appesantito da una crisi pesante, che dura ormai dal 2004, causa prima della fuga costante dalle campagne non compensata dalla crescita recente dell’occupazione, soprattutto di giovani, oggi è più mai centrale per un nuovo tipo di sviluppo!
Il tentativo encomiabile dell’ex Ministro Fontana di far approvare un decreto per bloccare lo sperpero di territorio e, con esso, di terreno fertile per produrre cibo, oltretutto di qualità, nel momento in cui non è stato approvato, non ha fatto altro che aggravare il problema. Si è perso, così, tempo prezioso per dare all’agricoltura italiana quel ruolo di grande protagonista all’Expo 2015 di Milano, anche in considerazione del fatto che nessuno ha pensato a riproporlo e farlo approvare dal governo Letta.
Eppure è un problema urgente da risolvere, se si vuole rilanciare l’agricoltura e ripartire dalla salvaguardia, tutela e valorizzazione del territorio per dare un segnale di ripresa all’economia del Paese, che, come tutti sanno, vive sull’orlo del precipizio a causa del fallimento del sistema. Urgente, anche, se si vuole cogliere il grande evento milanese e renderlo magico per quel patrimonio unico che è il territorio di mille territori, così importanti per il futuro di questa nostra bella Italia. Questa sottolineatura di una forte contraddizione mi serve per dire che quando la mano destra non sa cosa fa la sinistra il rischio, per una programmazione, è di non cogliere i risultati sperati ma di sperperarli prima in mille rivoli che non causano neanche un ruscello. Sta qui la necessità che qualcuno provveda a mettere la toppa più appropriata prima che sia troppo tardi.