Giovani, istruite e con ruoli sempre più rilevanti nelle aziende agricole. E’ questo l’identikit della donna in agricoltura in Toscana, che vale il 33% degli occupati con 18mila unità (su 54mila occupati nel settore). “In campo…le donne” è il titolo della quarta assemblea regionale elettiva di Donne in Campo – Cia Toscana in programma domani – mercoledì 5 febbraio (ore 10) a Firenze (Circolo Arci, Piazza dei Ciompi, 11).
I numeri – Le donne rappresentano oggi un terzo (33% contro il 32% nazionale) degli occupati nel comparto agricolo in Toscana.; il 295% ha meno di 40 anni, il 28,9 fra 40 e 54 anni e il 26,7% è over 55. Su 54.741 imprese sono 16.683 quelle dirette da donne (30%).I settori più “rosa” sono l’agriturismo 39,2% (sul totale è gestito da donne); biologico 32,4%, florovivaismo 23,6 %; vitivinicolo 23,1 %. In crescita – sottolinea Donne in Campo – il tasso di scolarizzazione: il 10% delle giovani agricoltori donne ha una laurea.
Il commento – «Le aziende al femminile – commenta Giordano Pascucci, presidente Cia Toscana – hanno tenuto alla crisi degli ultimi anni grazie anche alla loro capacità di differenziare l’attività agricola. Per questo motivo è fondamentale che venga ancora sostenuta e promossa con azioni specifiche nel nuovo Psr , ed in particolare attraverso la definizione di uno sottoprogramma donne che garantisca alle agricoltrici di continuare a svolgere il loro importante ruolo sia nelle attività di produzione agricola che nelle attività ad essa connesse. Attività che in una visione socio-economica e culturale garantiscano nelle aree rurali la qualità della vita, la sostenibilità ed il ricambio generazionale».
Uno sguardo al futuro – «La multifunzionalità in agricoltura è donna – aggiunge Maria Annunziata Bizzarri, presidente Donne in Campo Toscana -. Le donne sono molto attente alle tendenze emergenti e disponibili ad intraprendere e sperimentare nuove attività legate alla multifunzionalità (agriasili, agrinidi, agricoltura sociale) saranno i soggetti che contribuiranno a mantenere questi servizi nelle aree rurali ed evitare un ulteriore spopolamento delle campagne».
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