Politica agricola comunitaria ed Expo 2015 passano da Fieragricola, che questa mattina ha aperto i battenti della 111ª edizione. «Con oltre 1.000 espositori, 9 padiglioni, oltre 90 convegni per la formazione e l’informazione del settore, una trasversalità che parte dalla meccanica agricola e arriva alla zootecnia passando per la multifunzione, le energie rinnovabili e che coinvolge agricoltori, allevatori, contoterzisti, e con 115 anni di storia, Fieragricola rappresenta un polo internazionale per il dibattito su un comparto che, dalla terra alla tavola, vale 250 miliardi, ai quali devono aggiungersi gli 8 miliardi circa della meccanica agricola». Lo dice il presidente di Veronafiere, Ettore Riello, alla platea riunita per il convegno inaugurale sui temi dell’agricoltura europea e i mercato globali, al quale hanno preso parte il sottosegretario alle Politiche agricole con delega all’Expo, Maurizio Martina, il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, il vicedirettore della Commissione Agricoltura Ue, José Manuel Souza Uva, il presidente degli economisti agrari, Francesco Marangon, dell’Università di Udine. Veronafiere «incassa» la fiducia del governo anche in vista di Expo 2015. «È indubbio che sul tema agricolo Verona ha un ruolo assolutamente primario – dichiara il sottosegretario Martina, nel corso della tavola rotonda moderata dal giornalista Paolo Del Debbio -. Come ci siamo già detti mesi fa, Vinitaly sarà protagonista di un pezzo importante dell’Esposizione Universale di Milano, perché se vogliamo rappresentare fino in fondo l’Italia su quel tema, Vinitaly ha da offrire un punto di vista straordinario all’Italia e al mondo».
E Fieragricola, contenitore trasversale «la cui interattività abbraccia in un’unica offerta lo spettacolo, la formazione, l’informazione e interessanti novità come vigneto e frutteto, il forum della sostenibilità, gli eventi zootecnici internazionali», come puntualizza il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, mette al centro la Pac. Una Politica agricola comunitaria proiettata al 2020 e «in grado di integrare obiettivi più ampi – ricorda Souza Uva – legati all’innovazione, alla ricerca, all’ambiente, ai cambiamenti climatici, alla competitività delle imprese e del sistema agricoltura».
Anche a livello nazionale, conferma Martina, «siamo partiti con il piede giusto, perché l’accordo recentemente raggiunto in Conferenza Stato-Regioni sulla ripartizione dei fondi dello sviluppo rurale non era per nulla scontato». Rimangono alcuni nodi da risolvere entro il prossimo luglio. Come la figura dell’agricoltore attivo, il soggetto cioè che potrà avere accesso ai contributi Pac. Una scelta che avrà ripercussioni tutt’altro che secondarie e che altri Paesi hanno già preso. «La Spagna ha chiuso la partita della Pac escludendo le domande al di sotto dei 300 euro – dichiara De Castro -. Se lo facessimo anche in Italia sarebbero circa 400mila fascicoli all’anno in meno». Meno burocrazia, dunque, come opportunità. «Si tratta di una scelta coraggiosa – prosegue De Castro -. Facciamola».
La flessibilità che la Politica agricola concede agli Stati membri, è sicuro Francesco Marangon, presidente della Società italiana di economia agraria, «indubbiamente è un’opportunità per rafforzare la competitività del sistema agroalimentare, creando dei network fra imprese e di filiera in grado di rilanciare ulteriormente l’export italiano nel mondo». All’inaugurazione di Fieragricola hanno preso parte anche il presidente della Provincia di Verona, Giovanni Miozzi, l’assessore all’Agricoltura del Veneto, Franco Manzato, e il sindaco di Verona, Flavio Tosi, che ha lanciato l’appello affinché l’agricoltura italiana venga «messa in condizione di poter competere lealmente, rispetto a paesi che sono spesso aiutati più dell’Italia, che hanno regole di produzione molto più elastiche e che riescono quindi a partire in posizione di privilegio. Il compito della politica, nazionale ed europea».