Confagricoltura lancia l’allarme territorio: “Un’emergenza annunciata – dice –. Gli eventi alluvionali e franosi catastrofici, che si ripetono ormai ogni anno, spesso nelle stesse zone, sono da attribuire soprattutto al dissesto idrogeologico più che alla imprevedibilità delle precipitazioni, che acuiscono criticità”. In base ai dati di Anbi (Associazione nazionale delle bonifiche) – ricorda Confagricoltura – il 68,9% dei comuni italiani è interessato da aree ad alto rischio idrogeologico, il 4,5% della superficie italiana è minacciata da frane e il 2,6% da alluvioni. Lo spopolamento di colline e montagne e l’abbandono dell’attività agricola e quindi la presenza di carenza di adeguata manutenzione del territorio e del deflusso idrico, la cementificazione in aree a rischio o che impediscono lo scolo delle acque, la deforestazione, hanno aggravato nel tempo la situazione. “Prevenire costa molto meno che riparare. Quella per la messa in sicurezza del territorio è una spesa crescente; rimandare gli interventi rende ancor più gravosi gli oneri”. Confagricoltura fa presente che, secondo stime condivise, oggi occorrono circa 40 miliardi di euro, di cui almeno 11 da destinare ad interventi urgenti. Negli ultimi vent’anni, solo per riparare danni che puntualmente si ripropongono, sono stati spesi 22 miliardi di euro. “Nel futuro delle politiche per la sicurezza del territorio occorrerà necessariamente tenere conto del contributo che il settore primario può dare in tal senso – conclude Confagricoltura -. La presenza sul territorio degli agricoltori è fondamentale”.
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