L’arresto del direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano Riccardo Deserti, getta oscure e preoccupanti ombre sul made in Italy agroalimentare. Come ha sottolineato la Coldiretti lombarda e quella mantovana anche i silenzi del Consorzio fanno paura in questo momento. «Deve essere fatta chiarezza sull’intera questione – ha sottolineato Paolo Carra presidente della Coldiretti di Mantova-. «I vertici del consorzio, massimi esponenti delle centrali cooperative, hanno il dovere morale di assicurare la massima trasparenza a tutela del buon nome di uno dei più importanti prodotti italiani e di centinaia di imprenditori – ha commentato Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia -. Secondo alcune indiscrezioni il direttore del Parmigiano sarebbe accusato di aver sottratto dei documenti dagli uffici del ministero per le Politiche agricole, dove – prima di ricoprire la carica attuale al Consorzio – è stato vicedirettore generale con delega alla qualità dei prodotti alimentari. Ma non ci sono notizie certe circa la tipologia della documentazione sottratta.
Arresto – Il nuovo provvedimento cautelare a Deserti segue a quanto già accaduto nel dicembre 2012 quando lo stesso direttore finì agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta su corruzione e appalti al ministero per le Politiche agricole che aveva portato all’arresto di altre 10 persone. In quel caso l’ordinanza di custodia cautelare fu annullata pochi giorni dopo (ai primi di gennaio 2013) e Deserti potè fare ritorno al suo incarico del direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano. Adesso, invece, la contestazione di aver sottratto dei documenti al ministero potrebbe portare a ipotizzare il reato di furto aggravato e non è escluso che il nuovo episodio possa essere in parte legato al primo.
Preoccupazione Coldiretti – «E poi vorremmo sapere quando verranno tagliati i legami equivoci con i produttori di simil parmigiano che danneggiano il vero formaggio Made in Italy e i bilanci delle aziende italiane?». Anche perché – spiega la Coldiretti – non bisogna dimenticare che solo nell’ultimo anno le importazione di formaggio similare dall’Ungheria hanno sfiorato i tre milioni di chili e che proprio in Ungheria opera la Magyar, industria casearia di proprietà di una società italiana a sua volta partecipata da Itaca società cooperativa , il cui presidente è stato fino all’inizio del 2013 proprio Giuseppe Alai, attuale presidente del consorzio del Parmigiano che si è dimesso dalla presidenza di Itaca dopo la denuncia di Coldiretti. Per questo la Coldiretti Lombardia e la Coldiretti di Mantova chiedono che venga fatta luce sia sulla questione giudiziaria che riguarda il direttore del consorzio finito agli arresti, sia sui legami poco trasparenti con il mondo dei simililari. Ricordiamo infine che ogni anno i falsi prodotti "Made in Italy" e i prodotti che sfruttano l’italian sounding sottraggono all’economia del nostro paese una cifra pari a 60 miliardi di euro, in pratica 11 volte il valore della cancellazione della tassa IMU sulla prima casa.
Per Confeuro è a rischio credibilità del Made in Italy – L’arresto del direttore del Consorzio Parmigiano Reggiano Riccardo Deserti – dichiara il presidente nazionale della Confeuro Rocco Tiso – sconcerta e getta un’agghiacciante ombra su uno dei marchi più prestigiosi del made in Italy. L’elemento che desta maggior preoccupazione – sottolinea Tiso – è che Deserti era già stato arrestato nel dicembre 2012 all’interno di un’inchiesta per corruzione che coinvolgeva altri funzionari del Ministero delle politiche agricole. Tutto questo descrive un malcostume che troppe volte è emerso nel settore agroalimentare, nonché l’incapacità delle istituzioni di garantire un presidio della legalità che non consenta il perpetuarsi di meccanismi estranei agli interessi del mondo agricolo e dei cittadini. E’ poi opportuno – conclude Tiso – evidenziare e identificare, qualora ce ne fossero, le corresponsabilità che hanno generato una situazione come questa.