L’inflazione rimane ferma allo 0,7 per cento, ai minimi da più di tre anni, ma questo non vuol dire che i consumi ripartono. Anzi, il tasso resta così basso anche a causa di una domanda interna molto debole, con gli italiani costretti a una feroce “spending review” perfino sul cibo, che ha portato nel 2013 a un crollo del 4 per cento della spesa alimentare pari a meno 2,5 miliardi di euro. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati sui prezzi al consumo diffusi dall’Istat. A determinare la stabilità dell’inflazione ha contribuito la frenata delle dinamiche inflazionistiche di molti prodotti, in particolare quelli energetici, mentre sono cresciuti dello 0,4 per cento (+1,3 per cento su base annua) i prezzi dei prodotti alimentari, trascinati in alto dal rialzo super dei vegetali freschi, che toccano +4,6 per cento a livello congiunturale, pagando gli effetti della lunga ondata di maltempo che va a incidere sui listini stagionali.
Prezzi – Nonostante i prezzi fermi, comunque, i consumatori restano così attenti al risparmio che oggi quasi due famiglie su cinque tornano a fare la “scorta alimentare” come ai tempi di guerra e cresce il tempo dedicato alla spesa -sottolinea la Cia-. Dopo anni di dispense minime e acquisti quotidiani o settimanali, il bisogno di risparmiare allunga i tempi davanti allo scaffale del supermercato, con il 65 per cento degli italiani che compara i prezzi con molta più attenzione girando più negozi alla ricerca della massima convenienza. Più in dettaglio -osserva la Cia- il fenomeno dell’accumulo delle scorte riguarda il 39 per cento delle famiglie, che approfittano delle numerose “offerte speciali” per spendere di meno, soprattutto sui prodotti a media e lunga conservazione. D’altra parte, per aiutare le vendite in costante calo, sono le stesse catene della Gdo a ricorrere sempre più spesso alle promozioni, che a fine 2013 hanno superato quota 30 per cento. Significa che ormai un prodotto su tre è acquistato per mezzo di uno sconto o di un’offerta speciale.