Cosa fa più male al coniglio italiano? Un cartello impunito, il dumping francese o il fatto che il nostro Paese ignora o peggio ostacola gli strumenti di programmazione e controllo che avrebbero dovuto tutelare il comparto e i consumatori? Sono tutte facce della stessa medaglia, dichiara Saverio De Bonis, presidente dell’ Anlac, associazione nazionale liberi allevatori, che denuncia un crollo ingiustificato dei prezzi avvenuto in queste settimane, nonostante il divieto di vendita sottocosto previsto dall’ art 62. Dove sono gli organi di controllo del mercato? A decidere il controllo – prosegue – sono i grossi macellatori che, sulla pelle degli allevatori liberi e dei consumatori, e con l’ aiuto dei cugini francesi, coordinano le quantità di prodotto da immettere sul mercato e i prezzi di borsa. Questa settimana, ad esempio, a Verona ha deciso il Comitato di Borsa, in cui gli allevatori non sono presenti e il prezzo viene fissato da due o tre gruppi industriali.
Si domanda – Che fine ha fatto la segnalazione dell’ Antirust che invitava il Governo e le Camere a superare queste borse merci desuete? Come mai Padova ha chiuso la sua commissione prezzi conigli e Verona no? Chi svolge in questo Paese l’ attività di vigilanza sul mercato delle merci? Senza risposte a questi interrogativi il liberismo sfrenato continuerà indisturbato la sua azione monopolizzante e distruttiva! Con l’ aiuto dei francesi che a casa loro tengono prezzi elevati di vendita, mentre all’ estero svendono il loro surplus programmando il tutto per tempo. Una pratica di dumping vietata dal diritto comunitario. Così – aggiunge De Bonis – per ogni chilo di carne, gli allevatori liberi italiani perdono oltre quaranta centesimi, quelli in soccida sono garantiti e ai consumatori viene venduto per italiano un prodotto di dubbia provenienza. La manovra è sempre la stessa, sottolinea il rappresentante dell’ Anlac. In alcuni periodi dell’ anno arrivano conigli da Francia e Spagna, grazie alla solita manina – evidenzia – che programma gli acquisti anzitempo al fine (solo apparente) di assecondare i voleri della distribuzione, che non potrebbe imporre delle promozioni se l’ offerta nazionale è rarefatta: lo dimostrano gli indicatori di copertura distributiva che attestano la presenza del coniglio solo nel venti per cento dei supermercati. Si tratta inoltre – prosegue – di conigli importati di probabile origine extra-Ue, sottocosto e congelati, che vengono spacciati per conigli freschi europei – a prezzi di dumping – e venduti sugli scaffali dei supermercati indicati falsamente come italiani. In realtà – fa notare il presidente – quella delle promozioni al trade è solo un alibi dei grossi macellatori, una manovra che serve a calmierare i prezzi sul mercato italiano, concentrarlo e tenere buone le soccide, che altrimenti scalpiterebbero per tornare al libero mercato, attratti da prezzi più remunerativi. Del resto i macellatori italiani non hanno mai contrastato con ricorsi alla Commissione Europea le ricorrenti pratiche di dumping vietate da parte dei loro cugini francesi: prova del nove che attesterebbe la loro corresponsabilità!
Intollerabile – Tutto questo – sottolinea – è però intollerabile, anticomunitario e incostituzionale specie se si considera che il piano di settore doveva valorizzare e difendere il nostro prodotto nazionale da questi gravi comportamenti lesivi della concorrenza che è un bene comune. Invece, nulla di tutto ciò. Anzi c’è stato chi lo ha bloccato, causando danni enormi all’ economia nazionale e ai consumatori. La verità – afferma l’ Anlac – è che ai grossi gruppi agroalimentari, e anche alla distribuzione organizzata, fa comodo l’ anonimato dei prodotti, loro non vogliono l’ etichettatura obbligatoria dell’ origine, che sterilizzerebbe le loro manovre speculative. Ma se il nuovo Governo non contrasta questi comportamenti diventa impossibile fare impresa nel nostro Paese – prosegue l’ Anlac – dopo tre anni il piano di settore è rimasto sulla carta e ci troviamo ancora a dover lamentare l’ inefficacia di misure anticrisi mentre gli allevamenti nazionali chiudono, senza che nessuno accerti responsabilità alcuna. E’ assurdo! Il Piano – spiega De Bonis – doveva difendere la trasparenza in etichetta, incentivare i controlli lungo la filiera, rafforzare la tutela dei consumatori e promuovere i consumi. Nulla è stato fatto perchè si sono mosse le lobby della trasformazione, pezzi del mondo commerciale e le stesse organizzazioni di categoria che non vogliono rendere trasparente la filiera e fanno finta di tutelare i produttori. Gli operatori italiani, specializzati in giochi di import-export – rileva l’ Anlac – oltre ad utilizzare questi animali per la preparazione di prodotto porzionato destinato alle piattaforme commerciali, trasferiscono i conigli venduti interi dalle cassette straniere a quelle italiane, rietichettandole. Ma il trasferimento di prodotto intero, che avviene nelle strutture italiane (macelli, laboratori di sezionamento, depositi ingrosso, magazzini frigoriferi a noleggio, navi frigo), non implica una trasformazione "sostanziale" sicchè sembrerebbe integrarsi il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, in contrasto con la tutela del "made in Italy" come ha evidenziato una recente interrogazione parlamentare. In tal caso – fa notare De Bonis – non è applicabile la norma del codice doganale comunitario che individua l’ origine laddove è avvenuta l’ ultima trasformazione o lavorazione proprio perchè il trasferimento da una cassetta a un’ altra non è una trasformazione “sostanziale” ma solo "formale".
Squilibrio – Questa situazione di precarietà normativa sull’ etichettatura, sui controlli e sul dumping, favorisce lo squilibrio nella catena del valore, e aggrava la crisi del settore, poiché i prezzi praticati non sono concorrenziali, ma drogati da fenomeni distorsivi e fraudolenti, che si riverberano anche nelle commissioni prezzo uniche nazionali (cun) e ancora più facilmente nelle borse merci. E’ opportuno, pertanto – prosegue De Bonis – che il nuovo Ministro Martina, a cui va il nostro augurio di buon lavoro, cominci ad intensificare subito i controlli in questa filiera, che vanno estesi alle catene distributive italiane, ai grossisti, ai macellatori dotati di laboratori di sezionamento, ai magazzini frigoriferi e alle navi frigo che attraccano nei porti italiani, per contrastare qualsiasi fenomeno di contraffazione e di pirateria nel settore. Abbassare sottocosto i prezzi del prodotto italiano – anche se non ce n’è – per favorire il dumping delle promozioni o cambiare le etichette, è un comportamento anticoncorrenziale e fraudolento che danneggia produttori e consumatori, senza che i precedenti governi siano riusciti sinora a contrastarlo.
Appello – Facciamo pertanto appello – conclude – anche alle associazioni dei consumatori affinchè il nuovo Governo Renzi si attivi e faccia rispettare le norme, nazionali e comunitarie, nonchè il parere dell’ antitrust, dando magari impulso all’ apertura di un istruttoria anche in ambito comunitario. Gli agricoltori hanno bisogno inoltre di un Governo di vera discontinuità che dia seguito ai propositi di introdurre misure per l’ Italia sconvolgenti per la nostra burocrazia come la licenziabilità dei dirigenti. Solo così sarà possibile mettere in crisi incrostazioni di potere tipo quelle che hanno impedito al Piano anticrisi di esplicare i suoi effetti benefici. I consumatori nel frattempo possono difendersi boicottando l’ acquisto di quei prodotti che riportano etichette dubbie e con poche informazioni.