“Migliaia di aziende agricole rischiano il fallimento. Il blocco totale dei pagamenti comunitari a causa dell’inchiesta, soprannominata ‘Bonifica’, della Guardia di Finanza sta provocando una grave sofferenza economica tra le 50 mila imprese coinvolte nell’indagine. Occorre, quindi, un pronto intervento che sblocchi tutte le posizioni, consentendo il pagamento degli aiuti spettanti da parte degli organismi pagatori”. Lo sollecita, in una lettera al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Dino Scanavino, che manifesta grande preoccupazione per una situazione che diventa ogni giorno più precaria.
Conseguenze – “Il blocco -ricorda Scanavino- può seriamente pregiudicare la possibilità, per le aziende interessate, di predisporre adeguatamente la domanda unica 2014 con un evidente impatto anche sulla prossima campagna Pac. Oltretutto, non si sono evidenziati elementi sufficienti a giustificare un provvedimento così severo e penalizzante. A sei mesi dell’indagine, almeno per quanto ci riguarda, non ci sono più di dieci verbali di violazione amministrativa. Non solo. Dai primi ricorsi difensivi effettuati emerge la debolezza delle motivazioni utilizzate a supporto delle contestazioni”.
Ministro ti scrivo – Nella lettera al ministro Martina, il presidente della Cia tiene, comunque, a ribadire “il rispetto per il lavoro prezioso svolto dalla Guardia di Finanza” e a ricordare come “da parte della Confederazione non si sia mai fatta mancare una collaborazione piena e sincera, come sempre è avvenuto anche in passato nei riguardi di tutte le forze dell’ordine impegnate a perseguire comportamenti di illegalità che danneggiano i cittadini agricoltori onesti che lavorano tutti i giorni nelle loro imprese con fatica e professionalità”. Per Scanavino, tuttavia, “la giusta ricerca di legalità e di trasparenza non può avvenire perseguendo indiscriminatamente migliaia di aziende senza contestare nulla di preciso e soprattutto senza consentire loro una legittima difesa di fronte alle eventuali contestazioni”. Da qui la richiesta della Cia del ripristino di “una condizione che non pregiudichi l’attività della maggioranza delle aziende che, fino a prova contraria, risultano estranee a comportamenti meritevoli di sanzione”. E allo stesso tempo -conclude Scanavino- “è necessario ed urgente accertare e punire chi ha veramente infranto le regole”.