"Il sistema rurale toscano – Tra congiuntura e struttura alla vigilia della nuova programmazione" : questo il titolo del rapporto Irpet 2013 dedicato al settore primario. E’ stato presentato stamani a Firenze, nella sede della presidenza della Regione Toscana, durante una mattinata di lavoro che ha visto la presenza delle associazioni di categoria, ricercatori, tecnici ed esperti, rappresentanti di enti locali e dell’assessore regionale all’agricoltura. Il rapporto evidenzia come il sistema rurale della Toscana abbia assunto negli ultimi anni un ruolo diverso rispetto al passato. Da elemento quasi "residuale" del sistema economico regionale, si è trasformato in uno dei motori di sviluppo più solidi, comparativamente agli altri settori produttivi. Le risorse vincenti sono state quelle del territorio, sia quelle naturali che professionali, e l’immagine del suo paesaggio costruito con il lavoro dell’uomo, che ha un grande valore sul mercato internazionale.
Un’importanza strategica – In una fase di grande crisi economica generale – dice in sostanza l’Irpet – la produzione agricola e agroalimentare toscana ha rafforzato il proprio ruolo ed ha evidenziato percorsi di innovazione che lasciano intravedere interessanti possibilità per il futuro. Un dato quest’ultimo che la stessa Irpet aveva anticipato nel "Rapporto di inizio anno 2014" dove aveva sottolineato l’esistenza "a fronte delle tante imprese in difficoltà, anche di molte imprese che hanno continuato a produrre e vendere con successo sui mercati internazionali (o che sono inserite in filiere che operano su tali mercati): le troviamo un po’ in tutti i settori e in tutte le dimensioni, a conferma che non è il settore o la dimensione che conta, ma la capacità di produrre prodotti di qualità e di saperli collocare laddove vi è domanda. È attorno ad esse che potrà ricostruirsi una nuova fase espansiva cercando, da un lato, di far fronte alle loro esigenze e, dall’altro, forzando la loro capacità di trasmettere effetti sul resto del sistema."
Oltre 260 imprese d’eccellenza basate su qualità e tipicità – Sono circa 260 le imprese "d’eccellenza" individuate da Irpet nel settore agroalimentare, caratterizzate da un forte processo di espansione pur in periodo di crisi, alle quali si possono aggiungere numerose piccole imprese che stanno intraprendendo percorsi di sviluppo innovativi (es. nella filiera corta, nei servizi connessi all’agricoltura ecc.). Da sottolineare i 42 progetti integrati di filiera che sono stati presentati nel 2012 , con i quali sono stati proposti circa 120 milioni di euro di investimenti. E’ stato possibile finanziarne la metà: 21 filiere che hanno visto la partecipazione di quasi 2.000 imprese aderenti a specifici accordi contrattuali. Quasi tutti i PIF hanno attivato inoltre misure di cooperazione tra le imprese e gli enti di ricerca per spingere sull’innovazione, cogliendo nuove opportunità di mercato e migliorare il rapporto con l’ambiente.
Export: superata quota 2 miliardi. Vino, olio e piante sempre in testa – Le esportazioni dei prodotti agricoli e agroalimentari toscani nel 2013 hanno superato la soglia dei 2 miliardi di euro (2,046 per l’esattezza), migliorando rispetto al pur ottimo andamento del 2012 e facendo incrementare il surplus positivo della bilancia agroalimentare della Toscana (+121 milioni) che in passato segnava regolarmente segno negativo. Per dare un’idea il valore delle esportazioni è più che doppio rispetto a quello dei prodotti dell’industria cartaria ed approssimativamente equivalente alla somma delle esportazioni di prodotti tessili e di mobili che un tempo caratterizzavano la Toscana. Tra i prodotti più affermati troviamo il vino, con 770 milioni di esportazioni nel 2013, seguito da olio (543), piante (216), prodotti da forno (141). Il Rapporto 2013 sul Sistema Rurale Toscano fotografa un’immagine più ampia e strutturale dell’agricoltura toscana e del mondo rurale che rappresenta non solo un settore economico di eccellenza, ma anche una modalità di cura e presidio del territorio. Nel 2012, rispetto all’anno precedente, il valore aggiunto del settore primario è rimasto stabile (1.836 milioni di euro a prezzi correnti), grazie ad un leggero incremento del comparto delle produzioni vegetali e animali, che ha più che compensato una contrazione sia della silvicoltura (-3%) sia della pesca (-17%). Un dato che va letto nel contesto della drammatica crisi che ha investito l’Italia e che ha portato un continuo calo del PIL e dei consumi alimentari. Inoltre il saldo delle attività connesse negli ultimi anni è sempre stato positivo – escludendo il 2012, durante il quale presenta un saldo leggermente negativo – contribuendo in misura crescente alla formazione del valore aggiunto. Per il settore agri-turistico, va rilevato che la Toscana ospita un terzo delle presenze agrituristiche italiane – soprattutto straniere – che, tra il 2002 e il 2010, sono addirittura triplicate, superando nel 2010 i 3 milioni. Aumentata la domanda di credito (+7%), nonostante il debole andamento della redditività in presenza peraltro di notevoli incentivi pubblici per gli investimenti. Altro punto di forza da evidenziare è l’eccellenza qualitativa dei prodotti regionali, con il 5% circa della superficie agricola (SAU) interessato da produzioni biologiche, mentre le produzioni con denominazione di origine interessano circa il 10% del totale, con un aumento delle aziende interessate di circa 5.000 unità. Tali aziende rappresentano il 9% delle imprese italiane con denominazione di origine e circa il 20% del totale delle aziende agricole toscane, pari a 14.700 unità; si tratta, tra l’altro, di piccole imprese, che nel 46% dei casi presentano una SAU inferiore a 5 ettari. Un altro dato importante riguarda le innovazioni delle forme organizzative delle filiere. Il rapporto sottolinea che le forme associative più tradizionali risultano ancora le più diffuse (139 cooperative per un totale di 9.000 ettari), ma anche che risultano in aumento le Organizzazioni dei produttori, le Organizzazioni interprofessionali, la vendita diretta, i mercati dei produttori, gli spacci dei produttori, i gruppi di acquisto solidale e altre forme di filiera corta, più o meno strutturate.
Toscana: un sistema vivace e promettente. Impegno a superare le criticità – Il sistema rurale toscano – è la conclusione – si presenta vivace, ricco di produzioni di eccellenza e bellezze paesaggistico-culturali, caratterizzate da una elevata reputazione nazionale e internazionale e da un legame sempre più forte con il territorio. Tuttavia persistono ancora criticità non trascurabili . Fra queste la frammentazione aziendale (in olivicoltura particolarmente accentuata – la quasi totalità delle aziende una superficieinferiore a 10 ettari) e l’età avanzata degli operatori (oltre la metà ha più di 60 anni). Confermata la validità delle scelte operate dal Programma di Sviluppo Rurale vigente, che ha finanziato fino ad oggi circa 15.500 imprese al fine di promuovere processi di ristrutturazione e di miglioramento produttivo, mentre si evidenzia che tra i giovani agricoltori (meno di 30 anni), emerge un maggiore orientamento all’innovazione, fattore chiave della prossima programmazione europea. Le criticità sono rappresentate dalle difficoltà di accesso al credito, ai finanziamenti e al capitale fondiario, la difficoltà di reperire manodopera specializzata e formata ma anche l’aumentata incertezza dovuta al ciclo economico negativo. Si conferma la necessità che la Regione prosegua l’impegno a favore dei giovani all’interno del Programma di Sviluppo Rurale. Ad oggi sono stati finanziati ben 1157 giovani toscani che si sono insediati per la prima volta in aziende agricole, facendone una scelta di vita
VIDEO: LA RIPRESA PARTE DALL’AGRICOLTURA