Con il 14% di contributo al PIL, l’agroalimentare rappresenta un asset strategico per il Paese. Nonostante la perdurante crisi economica, questa importante filiera del tessuto produttivo italiano continua a manifestare segnali incoraggianti. Tanto che la sola industria alimentare, nell’ultimo quinquennio, rappresenta uno dei pochi comparti del manifatturiero a mettere a segno una crescita nel valore aggiunto (+6,5% tra il 2007 e il 2013 contro un -15% del totale industria manifatturiera).
Nel 2013 le esportazioni di prodotti alimentari italiani hanno toccato il massimo storico, arrivando a 27,5 miliardi di euro, un valore quasi raddoppiato nell’ultimo decennio. Si tratta di un risultato strategico, soprattutto alla luce della stagnazione dei consumi alimentari sul mercato nazionale che – a causa di una recessione senza precedenti – perdura ormai da diversi anni e che ha visto diminuire la spesa alimentare (a valori costanti) di quasi il 10% dal 2007.
Dati – Un risultato importante che tuttavia nasconde criticità aziendali che limitano un pieno sfruttamento dell’ampio potenziale sui mercati internazionali. Solamente il 12% delle aziende alimentari italiane (escluse quelle delle bevande) esporta: tradotto in valori assoluti, significa che meno di 6.500 imprese è in grado di vendere fuori confine. Inoltre, nonostante l’indiscussa immagine e riconoscibilità del food made in Italy nel mondo e i buoni risultati ottenuti negli ultimi anni, l’alimentare italiano esporta la metà di quello tedesco (57 miliardi di euro) e la sua propensione all’export (21%) è decisamente inferiore a quella di tutti i principali competitor europei (27% per la Francia e 34% per la Germania).
Piccole dimensioni (il 98,5% dell’industria alimentare è composto da imprese con meno di 50 addetti), ridotta capacità organizzativa e conoscenze manageriali spesso non adeguate agli sviluppi dello scenario globale sono tra i principali freni ad un ulteriore sviluppo dell’agroalimentare nazionale.
Ed è proprio nell’intento di fornire un supporto alle imprese del settore e nei loro percorsi di crescita che Nomisma e la Fondazione CUOA – unendo le reciproche esperienze nel campo della ricerca economica e della formazione manageriale – hanno deciso di avviare un corso executive per il management delle imprese alimentari (http://www.cuoa.it/ita/formazione/corsi-executive/management-delle-aziende-agroalimentari.php?q=&order=&item=&pagina) che mira a rispondere alle esigenze degli operatori e ad aggiungere alla loro esperienza, metodologie e conoscenze gestionali e produttive, funzionali ad un ulteriore miglioramento dei risultati aziendali.
A cibus – Il corso sarà presentato al Cibus di Parma il prossimo 6 maggio presso la saletta Workshop, Padiglione 4, zona Sala Stampa, alle ore 10.00 e vedrà la partecipazione di DENIS PANTINI (Direttore Area Agroalimentare di Nomisma), GIUSEPPE CALDIERA (Direttore Generale Fondazione CUOA), CORRADO GIACOMINI (Ordinario di Economia Agroalimentare Università degli Studi di Parma e Referente scientifico del Corso di Management delle Aziende Agroalimentari), CESARE AZZALI (Direttore Unione Parmense degli Industriali), ANDREA BONATI (Presidente Confcooperative Parma), GIORGIO MERCURI (Presidente Fedagri – Confcooperative) e DANIELE ROSSI (Amministratore Delegato Federalimentare Servizi).