Assemblea UNIMA: produzione e sostenibilità nel futuro della meccanizzazione

Alla Tenuta Condè, Predappio (FC), si è tenuta la 68° assemblea di Unima, l’organizzazione maggiormente rappresentativa degli agromeccanici italiani. La sede dell’evento è una delle realtà più significative del “made in Italy” in Romagna, con 77 ettari di vigneti  al servizio di una cantina che produce un Sangiovese di altissimo livello, coniugando la forza di una solida tradizione con impianti d’avanguardia, sul modello dei più prestigiosi “chateau” d’oltralpe. Come ha fatto rilevare il titolare Francesco Condello nel saluto di benvenuto, i fattori naturali sono fondamentali per la qualità, in un territorio che già dal 1383 aveva sancito i primi statuti sulla coltivazione di questo vitigno.
A questi prodotti di eccellenza si aggiungono anche emergenze storiche ed ambientali che fanno di Predappio una meta turistica importante, come ha ricordato il Sindaco Giorgio Frassineti, che ha illustrato i vari percorsi museali legati ad una figura che, nel bene e nel male, è stata protagonista della tormentata storia italiana nella prima metà del Novecento.

Paolo De Castro – Ospite d’eccezione dell’assemblea, moderata e condotta da Francesco Bartolozzi di Edagricole-New Business Media, l’On. Paolo De Castro, già ministro delle Politiche Agricole ed attuale Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo. De Castro ha sottolineato la diversità dell’Italia dal resto d’Europa: su 28 Paesi, solo 4 hanno una significativa presenza di colture permanenti (vite, olivo e fruttiferi) con la capacità di realizzare produzioni d’eccellenza. Per questo motivo è normale che le politiche comunitarie si rivolgano ad un’agricoltura di tipo estensivo, così come appaiono comprensibili certe scelte, che hanno trovato forti resistenze da parte italiana. La responsabilità delle scelte comunitarie dipende da noi: noi dobbiamo essere capaci di scegliere rappresentanti capaci ed autorevoli, in grado di convincere la maggioranza degli altri partner a tenere conto delle peculiarità del nostro territorio rurale. Ciò presuppone, ha osservato De Castro, una continuità politica e decisionale che ci è mancata: nel triennio in cui si è sviluppata la proposta di riforma varata dal Commissario Ciolos, abbiamo visto avvicendarsi  ben 5 ministri agricoli, nonostante il PIL realizzato dall’agricoltura italiana sia il secondo in Europa. Nella versione finale – ha proseguito De Castro –  concetti come la diversificazione colturale ed ambientale hanno portato al riconoscimento delle coltivazioni dell’area mediterranea e delle colture proteiche, come l’erba medica o la soia, di cui l’agricoltura europea ha un forte bisogno.  Sul piano più squisitamente politico, De Castro ha manifestato grande soddisfazione per la volontà di Unima e Confai di rimettersi a lavorare insieme, al fine di rendere incisive le iniziative in campo legislativo e di vincere ogni possibile resistenza di fronte a messaggi discordanti, concludendo come anche nell’Europarlamento l’unità sia fondamentale, con tre soli schieramenti a dominare la scena. Sulla domanda del moderatore se le imprese agromeccaniche possano rientrare nelle politiche di sviluppo rurale, il Presidente De Castro è stato chiaro: le azioni ci sono e prevedono interventi diretti e indiretti.

Ramadori (Unima) – La relazione del Presidente di Unima, Silvano Ramadori, ha inquadrato nel dettaglio l’agricoltura nei nuovi scenari economici globali: bisogna produrre di più e meglio, per garantire la sicurezza alimentare all’intera popolazione mondiale. Tutti devono avere la possibilità di nutrirsi adeguatamente, con prodotti sani e di qualità, realizzati nel rispetto della persona, dell’ambiente, delle risorse disponibili e del contesto sociale. Per raggiungere gli obiettivi fissati dalle scelte comunitarie, improntati alla qualità, alla sostenibilità ed alla competitività, l’agricoltura deve lavorare sull’innovazione di processo e di prodotto: chi, meglio delle imprese agromeccaniche, può assicurare tali condizioni? Le nostre imprese – ha proseguito Ramadori – sono portatrici di professionalità, di tecnologie e di innovazione nell’ambito agricolo, coprendo le necessità dei produttori ad ogni livello.
Dalla piccola e media azienda, priva del capitale necessario per l’acquisto e la gestione delle
macchine, fino alla grande impresa agricola, che trova nel ricorso al contoterzismo la possibilità di destinare le proprie risorse ad una migliore valorizzazione del prodotto, gli oltre  15.300 agromeccanici italiani coprono ogni giorno oltre il 60% delle superfici coltivate, con punte prossime al 90% nella raccolta meccanizzata. È tuttavia fondamentale che le risorse economiche e finanziarie, messe a disposizione dell’agricoltura dalle  politiche comunitarie, tengano conto che  le nuove tecniche di coltivazione, rispettose per l’uomo e l’ambiente, come l’agricoltura di precisione e quella conservativa, sono praticamente realizzabili solo attraverso le imprese agromeccaniche, che devono avere accesso ai fondi con pari dignità rispetto agli altri operatori. Il Presidente Ramadori ha concluso la sua relazione annuale con un’ampia disamina delle attività svolte nel primo anno del suo mandato, dall’accordo fra Unima e Confai,fondamentale per ridare unità e forza alla categoria rappresentata, a quello con i dottori agronomi e forestali, non senza un accenno all’azione svolta negli ambiti istituzionali.

Interventi – Fra gli ospiti, Leonardo Bolis, Presidente di Confai ha ricordato che dopo dieci anni è un piacere  ritrovarsi a lavorare  insieme: un  fidanzamento,  più che mai necessario, dinanzi al processo di ristrutturazione del sistema produttivo agricolo ed ai riflessi che avrà sulla categoria.
Questa fase  richiede coesione nella categoria, affinché il nostro ordinamento giuridico possa finalmente riconoscere parità di diritti e di doveri agli agricoltori e agli agromeccanici; se  dovremo portare i nostri trattori in piazza, ha concluso Bolis,  l’unità di intenti è fondamentale. Secondo il Vice Presidente di Coldiretti, Albano Agabiti,  è un momento molto particolare per il paese e l’agricoltura, ma meno difficile rispetto ad altri settori. Se nel Nordest stanno scoperchiando i capannoni per non pagare l’Imu, è vero anche che l’agricoltura sta crescendo come PIL e numero di occupati, a testimonianza della forza del settore primario. Solo 1/5 del “made in Italy” che si trova sul mercato è davvero italiano, ha ricordato Agabiti, dobbiamo tutelare realmente l’origine: ci siamo battuti per l’etichettatura dei prodotti proprio per tutelare la nostra agricoltura, in grado di assicurare sicurezza e qualità. È certamente importante saper gestire correttamente l’applicazione pratica delle nuove politiche già  decise a livello comunitario, destinate a creare nuovi equilibri, ma non dobbiamo dimenticare il ruolo dell’imprenditorialità: i contributi devono sostenere, ma  non sostituire, le risorse. L’esponente di Coldiretti ha concluso sulla necessità di saper approfittare dell’occasione di Expo2015 che, al di là dell’obiettivo dichiarato, rappresentare una vetrina d’eccezione per i prodotti italiani e per l’agricoltura che sta loro dietro. Il Vice Presidente regionale di Confagricoltura, Claudio Canali, ha ricordato come l’unione e la collaborazione fra sigle diverse sia un fattore di successo per il mondo sindacale, nella consapevolezza di quanto male  la frammentazione e le divisioni abbiano fatto all’agricoltura italiana.
Plaudendo alla decisione di spostare finalmente risorse dai pagamenti diretti ai fondi per lo sviluppo rurale, Canali ha sottolineato la necessità di fare scelte precise per escludere dai pagamenti le realtà più marginali, che rappresentano solo un’inutile spreco di denaro pubblico, senza un effettivo vantaggio per i presunti beneficiari. Sul monito alla pubblica amministrazione, che deve semplificare la vita alle imprese e non sommergerle di inutili gravami burocratici, Canali ha concluso ricordando l’importanza del libero mercato nell’economia del Paese: se vogliamo esportare ciò che meglio sappiamo fare – i prodotti di qualità – non dobbiamo chiudere le nostre frontiere. L’agricoltura vive un momento difficile, ha detto Carlo Zamponi, Presidente di Unacma, ma prima di lamentarsi troppo bisogna guardarsi bene intorno: se è vero che i concessionari operanti sui mezzi industriali sono in difficoltà, i commercianti di macchine agricole stanno ancora investendo, nella consapevolezza che l’agricoltura conoscerà a breve una fase di sviluppo. Come è avvenuto per le reti distributive, è più che mai necessario che anche le imprese agromeccaniche arrivino ad una maggiore collaborazione fra di loro ed a forme di aggregazione tali da ridurre i costi fissi, incrementare il proprio peso economico e acquisire nuove marginalità. Sandro Liberatori, Direttore di Enama, dopo essersi complimentato per l’accordo fra Unima e Confai, da tempo auspicato, ha richiamato il tema della revisione generale delle macchine agricole, ricordando come si sia già arrivati ad un accordo fra i ministeri e gli utenti di macchine agricole, fondato sul comune obiettivo di arrivare ad un controllo semplice ma efficace sul parco macchine, che dia certezze anche agli utilizzatori, con speciale riguardo alla sicurezza in campo e su strada.
 Presentando il ruolo e le funzioni  di Unicaa, Centro di assistenza agricola costituito da Unima insieme ai dottori agronomi e a Confcooperative , il Presidente Giambattista Merigo ha affermato la propria convinzione che il ruolo del contoterzista in agricoltura è destinato ad essere progressivamente riconosciuto da tutte le regioni. Agronomi e contoterzisti sono gli esponenti di due professioni fra loro complementari: così si è espresso  Alberto Giuliani, Consigliere del Conaf, che ha sottolineato la necessità di  dare un valore concreto al concetto di sostenibilità: il Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile degli agrofarmaci è destinato ad avere un notevole impatto su entrambe le categorie, investite di nuovi compiti e responsabilità, che possono tuttavia costituire altrettante opportunità di sviluppo. Nella consapevolezza di quanto sia importante il trasferimento di idee e conoscenze fra la ricerca e il mondo produttivo, nell’una e nell’altra direzione, il nuovo protocollo d’intesa siglato fra Unima e Conaf rappresenta un passo importante per il progresso dell’agricoltura. Gianni Dalla Bernardina, Vice Presidente di Unima, ha ringraziato il Presidente per la completa e significativa relazione, invitando i presenti a rileggersela con attenzione, per l’importanza dei concetti espressi, vera base per affrontare il futuro. Sul tema politico, ha ricordato come spesso l’azione sindacale tenda ad inseguire i rappresentanti delle forze politiche per trovare ascolto: bisogna invece, secondo il Vice Presidente, arrivare ad invertire il rapporto e, qualora questo non accadesse, iniziare a manifestare sulle piazze.
L’altro Vice Presidente di Unima, Massimo Alberghini Maltoni, ha ricordato come i risultati più immediati e concreti derivino spesso da un paziente lavoro portato avanti  dalla Segreteria generale presso le sedi del potere centrale, con un particolare ringraziamento sia allo staff Unima, sia ad  Apima Forlì per la scelta della sede dei lavori assembleari e per l’opera prestata nell’organizzazione dell’evento. Fabio Mambelli, Presidente di Apima Forlì, ha sottolineato che ogni azione realizzata  è finalizzata e destinata a rafforzare l’immagine ed il prestigio dell’organizzazione, in sede centrale e territoriale, nella consapevolezza che la forza dell’una è la forza dell’altra. Riguardo alla scelta della location, Mambelli ha osservato che la Tenuta Condé rappresenta un modello di sviluppo  per l’agricoltura di tutta la Romagna, capace di valorizzare le risorse del territorio, il lavoro degli uomini, i capitali e le idee: un modello valido anche per Unima. Un intervento significativo quello di  Licia Gambini, Presidente dell’Unione Nazionale Frantoiani Oleari, che riunisce le imprese di molitura e trasformazione, facente parte del sistema Unima, che ha richiamato la specificità del lavoro di trasformazione: se è possibile fare il vino in cantina, non si può produrre olio in frantoio, senza un meticoloso lavoro preparatorio in campagna. Partendo dalla constatazione che il consumatore medio non è adeguatamente informato sulla qualità dell’olio d’oliva, Gambini ha stigmatizzato l’eccessiva complicazione delle norme in materia di etichettatura, ricordando come sia oggi assai più facile stampare buone etichette che fare un buon extra vergine. Prima di concludere, ha ricordato le varie vicissitudini subite dalle imprese del settore ad opera della pubblica amministrazione: a parte le norme già ricordate in materia di identificazione e a quelle in materia ambientale, solo grazie ad un decisivo intervento di Unima è stato possibile ottenere dall’Inail un regime contributivo più equo per i tanti frantoiani che, terminato il periodo della molitura, si dedicano all’attività agromeccanica.
Francesco Gatti, Presidente della Federazione regionale, ricordando il ruolo decisivo giocato dall’Emilia Romagna che, sconfiggendo chi sperava di creare nuove divisioni, ha voluto restare unita, ha ringraziato le Associazioni della regione per il sostegno e la determinazione dimostrata in tale occasione.
Complimentandosi con i colleghi di Confai per il brillante risultato raggiunto con la regione Lombardia, che ha esteso le provvidenze del Piano di sviluppo rurale agli agromeccanici, ha formulato l’auspicio che anche le altre regioni ne seguano l’esempio, in considerazione della  capacità di innovazione dimostrata dalla categoria. Al Presidente Ramadori la conclusioni dei lavori, con il ringraziamento al gruppo Edagricole – New Business Media per  quanto sta facendo ed ha fatto per Unima, alle Federazioni regionali ed alle loro articolazioni territoriali, ai delegati ed ai numerosi ospiti intervenuti, nonché a tutti i partner tecnici che supportato e reso possibile l’organizzazione dell’evento.

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