Dopo l’accordo raggiunto per la PAC 2014-2020 fra il Mipaaf e le Regioni italiane ecco le conseguenti reazioni e commenti dell’agricoltura italiana.
Attuazione Pac: per Agrinsieme si prefigura un’intesa insignificante e dannosa che mortifica l’agricoltura italiana e dimentica le filiere che creano occupazione – “Apprendiamo da indiscrezioni i primi elementi dell’accordo che sarebbe stato raggiunto tra Ministero per le Politiche agricole e Regioni per le regole di applicazione della riforma della Pac “verso il 2020” . Si prefigura un’intesa politicamente insignificante e dannosa che mortifica l’agricoltura italiana con misure ora poco incisive, ora invece addirittura penalizzanti per quegli operatori che fanno crescita e occupazione per il Paese”. È questo il secco commento di Agrinsieme che giudica duramente le linee guida definite dopo il lungo negoziato tra ministero e assessorati regionali. “Ci riserviamo di conoscere tutti i dettagli della ipotesi di applicazione della riforma – aggiunge il coordinamento tra Cia, Confagricoltura ed Alleanza delle Cooperative italiane – ma già da quanto è trapelato il nostro giudizio è totalmente negativo”. “Avevamo formulato diverse proposte – prosegue Agrinsieme – tra le quali quella di utilizzare al livello massimo del 13 più 2 per cento la quota di massimale da destinare ai pagamenti accoppiati settoriali. Ministro ed assessori si sono invece fermati all’11 per cento rinunciando a voler gestire una fetta importante di risorse e prevedendo misure che potrebbero essere di fatto ininfluenti sui conti aziendali. In più ci ritroveremo probabilmente misure penalizzanti come una disciplina dell’”agricoltore attivo” ed una forte riduzione dei pagamenti oltre determinate soglie (la cosiddetta degressività) che colpirà realtà dinamiche e competitive che creano ricchezza e occupazione”. “Non ci sembra certo il miglior compromesso possibile. Tutta’altro. C’era sicuramente da confrontarsi e discutere di più, magari con un occhio al piano da noi ipotizzato per attuare la nuova Pac in Italia – conclude Agrinsieme -. Una soluzione equilibrata e sicuramente più attenta alle reali esigenze delle vere imprese agricole”.
CONFEURO: LA DIPENDENZA DALLA PAC NON AIUTERA’ L’AGRICOLTURA – L’accordo raggiunto tra il ministro per le Politiche Agricole e le Regioni sul versante della Pac 2014-2020 – dichiara in una nota il presidente nazionale Confeuro, Rocco Tiso – non fa che riproporre una dipendenza inutile e dannosa per il rilancio del comparto agroalimentare italiano. Gli aiuti – prosegue Tiso –, nei fatti davvero irrisori per i piccoli e medi agricoltori, ripropongono ancora una volta un meccanismo di dipendenza che andrebbe invece ampiamente superato. Come Confeuro – prosegue Tiso – non possiamo evitare di porre in rilievo come il dibattito sulla Politica Agricola Comune sia stato spesso utilizzato per scaricare le responsabilità sull’andamento del primario italiano e per giustificare l’immobilismo istituzionale. In questa valutazione – conclude Tiso –, che da parte nostra è sempre stata evidentemente critica, non facciamo nemmeno cenno alle diverse alchimie che sono sempre state alla base di ogni discussione sulla Pac, ma ci limitiamo a constatare ancora una volta, e l’accordo di ieri lo dimostra, che il cambiamento tanto acclamato è ancora piuttosto lontano.
Moncalvo (Coldiretti), bene accordo Ministero-Regioni – L’accordo raggiunto dal ministro e dagli assessori regionali rappresenta un esempio positivo di politica che sa decidere in tempi brevi nell’interesse dei veri imprenditori agricoli e contro rendite ormai insostenibili, superando i particolarismi dei vari territori ed effettuando scelte strategiche per il futuro dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiani. E’ il commento del presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo all’intesa raggiunta dal titolare del dicastero delle Politiche agricole, Maurizio Martina, e dalle Regioni sull’attuazione in Italia della Politica agricola comune 2014-2020, che vale 52 miliardi di euro.
L’accordo assicura un sostegno ai settori portanti della nostra agricoltura – sottolinea Moncalvo – e, con esso, garantisce quelle produzioni su cui si fonda lo straordinario successo del made in Italy all’estero, creando occupazione e sviluppo sul territorio. Al tempo stesso – continua il presidente della Coldiretti – si è finalmente avuto il coraggio di colpire le rendite di una casta di intoccabili che rappresenta lo 0,2% della platea dei beneficiari ma che in questi anni ha assorbito il 15% del sostegno all’agricoltura.