Da oggi la pasta Garofalo “parlerà” spagnolo. Nell’agroalimentare ormai succede sempre più spesso: da Gancia a Parmalat, da Buitoni a Galbani, da Bertolli a Sasso, sono anni che assistiamo allo “scippo” di marchi storici da parte di compagnie straniere, il più delle volte spagnole e francesi. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito alla notizia dell’accordo preliminare siglato dall’antico pastificio Lucio Garofalo per l’ingresso nella propria compagine azionaria, con il 52% del capitale sociale, di Ebro Foods, gruppo multinazionale che opera nei settori del riso, della pasta e dei condimenti, quotato alla Borsa di Madrid. Ormai da tempo sosteniamo che il ‘made in Italy’ va tutelato, a partire proprio dal settore agroalimentare che è sempre più strategico per la ripresa dell’economia -spiega la Cia- e invece continuiamo a vedere i nostri brand che cambiano nazionalità con gli stranieri che in questo importante settore sono diventati indisturbati conquistatori.
Il commento – Non vogliamo essere tacciati per nazionalisti o per protezionisti -puntualizza la Cia- ma non si può permettere che l’agroalimentare tricolore finisca totalmente in mani estere. Bisogna dire basta. Ci vogliono regole chiare. Ecco perché insistiamo sull’esigenza di interventi seri e concreti che mettano un freno all’escalation straniera, altrimenti si rischia di perdere il controllo di un comparto vitale per il nostro sistema economico, che vale il 17 per cento del Pil, fattura 250 miliardi di euro e traina l’export nazionale con quasi 34 miliardi di vendite oltreconfine.