«Miglioramento della qualità della vita, sostenibilità che è anche prevenzione sanitaria. La sfida verde del futuro delle nostre città deve partire da qui. La nostra categoria ha sempre avuto un approccio culturale, anche nel contributo che abbiamo dato per la formazione della Legge 10/2013. Nel dibattito di una comunità civile, il verde urbano non deve essere visto come un elemento di costo o un fastidio, ma come un elemento che serve a migliorare la qualità della vita e ad aprire un rapporto con la città, che faccia sentire i cittadini una identità ed appartenenti a quel luogo. Questo vale soprattutto per i bambini, che quei luoghi dell’infanzia se li porteranno nella memoria e nel tempo. Insieme alle altre categorie e a chi partecipa a questo dibattito, è necessario portare avanti un progetto che identifichi i nostri luoghi identitari come un grande valore culturale nel tempo». Lo ha sottolineato Andrea Sisti, presidente CONAF al convegno nazionale “Il futuro verde delle città italiane – Attuazione della legge10/2013. Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, che si è tenuto a Roma, in Campidoglio, coordinato da Massimiliano Atelli, presidente del Comitato per lo sviluppo del verde pubblico. «La formula vincente – ha affermato Atelli – è fare sistema fra decisore politico, professioni tecniche e partenariato pubblico – privato. La posta in gioco è molto alta: salute, ambiente, risparmio, crescita e occupazione». Sull’integrazione fra verde pubblico e verde privato è intervenuto Giorgio Boldini, Comitato per lo sviluppo del verde pubblico: «L’art. 6 della Legge 10/2013 – ha detto – prevede che gli Enti Locali, in particolare i Comuni, adottino misure per regolamentare la quantità e la qualità del verde di pertinenza degli edifici e delle aree di proprietà dei privati. Si tratta di un dettato fortemente innovativo che dovrebbe essere inserito e trattato nei Piani e nei Regolamenti del Verde dei Comuni».
Lavoro Comitato – Sisti si è poi soffermato sulla relazione prodotta dal Comitato per lo sviluppo del verde pubblico dopo il primo anno di lavoro: «E’ un punto di partenza, serve a chiarire una serie di elementi che sono contenuti nella Legge. Con la Conferenza delle Regioni dobbiamo quindi definire un piano nazionale del verde, per dare un approccio integrato al sistema. Un altro punto – ha proseguito il presidente CONAF – è quello di definire le politiche ambientali delle città e capire che è economicamente conveniente e non soltanto un costo. Concetti estimativi che evidenziano le utilità e le plusvalenze che si generano in una città dove il verde sia ben gestito: un bene acquista valore anche dalle condizioni ambientali a seconda del sito in cui si trova; una struttura situata in un luogo paesaggisticamente rilevante, con un verde ben gestito e attrezzato, viene visto in modo positivo dalle persone che vi abitano, può essere anche turisticamente rilevante ed ha un valore completamente diverso. Questo si riflette sul valore dell’immobile e quindi anche sulla fiscalità: ecco che queste esternalità positive dentro le città devono concorrere anche in termini fiscali a mantenere in modo virtuoso tutto l’ambiente urbano, compensando le aree della città in cui il verde urbano è elemento negativo».
La legge – «Essenzialmente questa legge – ha detto Sisti – deve promuovere una sensibilità culturale verso aspetti che ormai stanno a cuore a tutti noi cittadini e non solo ai professionisti. Il verde è un tema sempre più attuale e ne abbiamo avuto la riprova anche nelle ultime elezioni amministrative dove il tema è stato al centro del dibattito. Nelle nostre città abbiamo aree ‘storiche’ dove emerge un verde urbano ben concepito e ben gestito, con spazi pubblici ricreativi per anziani e per bambini; spesso sono zone anche importanti a livello turistico e rappresentano un elemento distintivo per quella città. Nelle periferie purtroppo tutto questo accade raramente, questo spazio nei piani regolatori è stato definitivo come effetto residuale, aree non progettate. Ma – ha proseguito Sisti – dobbiamo ripartire e dare un futuro alle nostre città, comprendendo che, come avviene in altre economie, il verde urbano non va solo progettato ma anche mantenuto e che queste aree non devono essere definite solo a livello di pianificazione. In questi anni si è talvolta confuso il concetto di verde: un solo esempio, si definiva verde qualsiasi spazio ricreativo, anche un campo di calcetto fatto interamente in cemento era conteggiato come ‘contabilità’ verde. Una anomalia che come dottori agronomi e dottori forestali abbiamo sempre evidenziato».
Multidisciplinarietà – «Fondamentale – ha aggiunto Sisti – è la cultura della multidisciplinarietà. Con le professioni tecniche stiamo definendo un nuovo tipo di linguaggio della sostenibilità; oggi, in un periodo dove l’immaterialità è un elemento importante, c’è bisogno della riqualificazione della città con metodologie e linguaggi diversi. Non possiamo pensare alla smartcity solo come tecnologia, ma dobbiamo avere alla base le conoscenze che consentano un approccio diverso, un cambio di passo che in molte città europee è già avvenuto. Porre quindi al centro l’approccio multidisciplinare, ma non solo: chiamando in causa le amministrazioni, dobbiamo avere un approccio sistematico, ovvero una metodologia certa e stabilita con cui si affrontano; attraverso un modello condiviso che non deve essere lasciato alla sensibilità del singolo assessore. In tempi di crisi economica e di mancanza di personale bisogna intervenire a livello di organizzazione e sistematicità, per creare una banca dati degli interventi fatti o non fatti nel verde cittadino e sapere con certezza l’esatto stato di salute del parco».