Emilia Romagna, Nutria: la norma che la esclude dalla fauna selvatica rende inapplicabili i piani di contenimento

“La norma che le esclude dalla fauna selvatica le nutrie rende di fatto inapplicabili i piani di contenimento di questo roditore, se non c’è un immediato coordinamento tra polizia provinciale e Comuni ”. Lo segnala la Cia dell’Emilia Romagna ricordando che è entrata in vigore la legge che classifica le nutrie alla pari di topi, ratti e talpe (sui quali è competente il Comune nell’ambito della tutela igienico-sanitaria). I cosiddetti ‘castorini’, in precedenza, essendo considerati animali selvatici, erano sottoposti alle normativa sull’attività venatoria di competenza della Provincia.

La nota Cia – “Dovrebbe essere un provvedimento che consente di tutelare maggiormente  le colture agricole, e soprattutto gli argini dei fiumi e dei canali  – scrive in una nota la Cia regionale – ma una nota della Regione Emilia Romagna inviata agli uffici faunistici delle Province il 19 settembre scorso, precisa alcuni punti che di fatto rendono molto più difficile contrastare questa specie invasiva e dannosa. Le conseguenze pratiche dell’esclusione della nutria dalle specie tutelate della legge attuale sulla caccia (la 157/92) sono , in sintesi – precisa la Cia –  che i danni all’agricoltura non verranno più risarciti dopo lo scorso 20 agosto, non verranno più forniti materiali per prevenire i danni e cesseranno i piani di controllo. Inoltre da adesso in poi la competenza per il controllo sulle nutrie passerà ai sindaci, con il rischio di  palesi difformità nelle ordinanze e condizionate dalle diverse sensibilità dei ‘primi cittadini’ dell’Emilia Romagna”.

Il primo effetto, intanto, è stato quello di sospendere i piani di controllo, poi le Polizie provinciali, oltre a bloccare i coadiutori nei piani di abbattimento, daranno disposizioni per ritirare le trappole dai territori a rischio.La nota della Regione avverte poi che “… l’esclusione della nutria dalla legge 157 non autorizza tuttavia ad un abbattimento indiscriminato della specie, tenuto conto della legge 189 del 2004… che prevede pene detentive per chiunque per crudeltà o senza necessità….cagiona la morte di un animale…”.
“Le cose allo stato attuale sembra che si siano complicate – conclude la nota della Cia – e se non si prendono provvedimenti immediati l’animale peloso sarà al centro di una lunga e nociva burocrazia ad opera dei tanti uffici tecnici dei Comuni”.
 

Informazione pubblicitaria