C’è un bene che diventa, ogni secondo che passa, sempre più prezioso perché sempre più raro, e questo bene è il territorio, cioè l’insieme di valori e di risorse che ci appartengono quali la storia, la cultura, l’ambiente, le tradizioni, che, insieme, esprimono un’altra preziosità, il paesaggio. Ogni secondo fette consistenti di questo territorio vengono sacrificati al cemento che rende le acque – se incanalate – violente e distruttive; la fascia costiera italiana sempre più brutta, che, è bene ricordarlo, ha uno sviluppo di ben 7.500 Km. e, ciò che è peggio, sempre più fragile con i fenomeni di erosione che si moltiplicano, provocando morti e danni ingenti; le nostre campagne sempre più discontinue e sempre più ristrette; le poche pianure, a partire dalla più grande e la più importante, quella padana, dove il cemento si è mangiato il suolo, il più fertile del nostro Paese.
Un tempo, lì, se prendevi un pugno di terra la sentivi così viva che ti parlava e ti riscaldava la mano.
Ecco il suolo, soprattutto quello coltivato, che è la fonte prima delle energie di cui abbiamo più bisogno, quelle che ci vengono donate dal cibo grazie all’agricoltura, che una classe politica e dirigente, e, con essa, il mondo della cultura hanno posto ai margini, generando uno sviluppo economico, politico e sociale che ogni giorno racconta il suo fallimento.
Una ruota senza perno non ha senso perché non ha alcuna possibilità di girare, e, forzarla, come stanno tentando di fare dal 2008, soprattutto in questo nostro Paese, vuole dire aspettare il crollo da un momento all’altro.
Ritengo, non da oggi, l’abbandono dell’agricoltura il non senso della miopia, dell’avidità, dell’ingordigia, dell’arroganza, del consumismo e dello spreco, del vivere alla giornata senza pensare al domani.
Non mancano eccezioni a dimostrare il fallimento di un processo che rende ogni giorno sempre più insopportabile la crisi sistemica che vive il Paese e, con esso, il mondo governato dalla finanza e dalle multinazionali, dove il padrone non ha più né un volto né un nome. Uno stato che avrebbe cambiato il volto della Toscana, nel momento in cui ai suoi straordinari protagonisti, i mezzadri, fosse venuta a mancare la figura del padrone, l’avversario da combattere e vincere guardandolo negli occhi, così com’è successo nella seconda metà del secolo scorso.
Ed è proprio la Toscana, con i suoi mezzadri e le sue campagne, i suoi olivi e le sue viti, la sua ruralità e i suoi paesaggi, con questo suo profondo rispetto del territorio, a farci capire, insieme a poche altre realtà, le ragioni di un successo. Montalcino, con il suo boscaiolo sindaco e le sue più importanti aziende, tutte gelose della propria storia e delle proprie tradizioni, che sceglie il vino al posto della fabbrica, è solo la punta di una freccia che opta per altre direzioni sapendo di centrare obiettivi veri, concreti, che hanno il senso del domani.
Montalcino è, grazie a questa scelta e all’unità dei suoi protagonisti, una realtà che il mondo conosce per il suo grande vino, il Brunello, e così, ed è, con il Chianti, San Gimignano, la Val d’Orcia, Montepulciano, la Val di Cornia, tanto per citare le più note, la realtà che lascia incantato il visitatore con i suoi profumi e i suoi sapori e, soprattutto, i colori dei suoi paesaggi che non si fanno dimenticare.
Una Toscana controcorrente quella che ha scelto e preferito il territorio e che, oggi, ha ancor più bisogno di esprimere nuove e più forti attenzioni per questo straordinario contenitore, un vero e proprio scrigno da salvaguardare e valorizzare e, così, renderlo esempio per tutto il Paese. Un esempio per scongiurare un disastro annunciato che va sotto il nome “sblocca Italia”, ma anche, per capire che non c’è più tempo, se si vuole salvare questo Paese dai disastri e dallo spreco dell’unica miniera d’oro che esso ha.
Anche per non apparire, alla vigilia di un grande evento qual è l’Expo 2015, ipocriti di fronte al mondo quando diciamo “nutrire il pianeta, energia per la vita” e, poi, ci dimentichiamo che è il territorio, con la sua terra e il suo paesaggio, che ci nutre di cibo e di emozioni.
Nel caso specifico dell’Italia, un territorio di mille territori, ricco di primati grazie alla sua agricoltura, fonte di eccellenze agroalimentari Dop e Igp.
Sta nel territorio il domani ed è per questo che vale la pena salvaguardarlo, tutelarlo e valorizzarlo con regole adeguate e il buon senso.
PASQUALE DI LENA
Questo articolo, che uscirà sul n° 10 della bella rivista OINOS – viveredivino, in anteprima, per gentile concessione dell’editore, per i lettori del mio blog.