Peggiora nel terzo trimestre 2014 la fiducia dell’industria alimentare italiana, seppure in un contesto di forte variabilità tra i diversi comparti produttivi. È quanto emerge dalla consueta indagine Ismea realizzata su un panel di 1.300 imprese del food & beverage. L’indicatore, che misura il sentiment del settore, resta negativo posizionandosi a -4,9 (il campo di variazione è compreso tra -100 e +100) e perdendo 2,3 punti rispetto al trimestre precedente e 0,8 punti sullo stesso periodo dell’anno scorso. A incidere sugli umori degli operatori industriali è soprattutto il deterioramento dei giudizi sull’andamento degli ordini correnti. In misura minore quello sul livello delle scorte, indicate in aumento sia rispetto al trimestre precedente che alla media del periodo. Le attese di produzione nel breve termine risultano, al contrario, positive e in miglioramento sia su base congiunturale che tendenziale.
Nel trimestre in esame, sottolinea l’Ismea, emerge un quadro positivo per 10 comparti produttivi su 17 monitorati. In particolare spicca il miglioramento del sentiment nell’industria ittica rispetto a quanto riscontrato con la precedente rilevazione. I dati Ismea-Gfk/Eurisko indicano, al riguardo, anche una ripresa della spesa delle famiglie nei primi sette mesi del 2014, in controtendenza con la dinamica dello scorso anno. Giudizi migliori rispetto alle tre componenti dell’indice (ordini correnti, livello delle scorte e attese produttive) si registrano anche nei comparti risicolo, molitorio, mangimistico, dolciario, dei prodotti da forno e delle paste, che beneficiano dei minori costi nell’approvvigionamento delle materie prime impiegate.
Prevalgono i giudizi negativi, invece, nel settore dei lattiero-caseari, anche in conseguenza dell’impatto dell’embargo russo sulle importazioni dall’Europa. Peggiora inoltre ’umore degli operatori nella prima lavorazione delle carni, nel comparto vinicolo e in quello dei gelati, delle acque e delle bevande analcoliche.
A livello territoriale, conclude l’Ismea, la fiducia dell’industria alimentare risulta negativa e in flessione su base congiunturale in tutte le macro ripartizioni, ad eccezione del Centro Italia.