Per favorire il ricambio generazionale in agricoltura e sostenere il lavoro degli “under 35” nel settore primario non si può prescindere da credito, terra e formazione. Per questo il documento presentato all’ultimo Consiglio dei ministri dell’Agricoltura Ue dalla Presidenza italiana è molto importante. Solo garantendo adeguati strumenti economici di ingresso e di competitività e misure di semplificazione, i giovani italiani possono realmente tornare sui campi. E colmare quel “gap” d’età che ci allontana dai nostri competitor in Europa. Lo ha affermato Maria Pirrone, presidente dell’Agia-Cia, partecipando a “Eima 2014” all’iniziativa promossa dall’Informatore Agrario e FederUnacoma nella quale è stata presentata una ricerca “ad hoc” di Nomisma sui giovani agricoltori.
Risultati – Dall’indagine viene fuori che ancora oggi nel comparto agricolo ci sono 14 giovani ogni 100 anziani, vale a dire il 5,1 per cento del totale. Meno della media Ue che è del 7,5 per cento -ha ricordato la Pirrone-. E’ chiaro, quindi, che bisogna agire con provvedimenti concreti e nuovi per invertire il trend. In questo senso, la concessione di crediti dedicati da parte della Bei (Banca europea per gli investimenti), proposto dalla Presidenza italiana nel documento presentato all’ultimo Cdm agricolo a Bruxelles, è fondamentale. Tra l’altro, la creazione di questo Fondo europeo di garanzia specifico per favorire prestiti accessibili ai giovani agricoltori accoglie la proposta lanciata dal presidente del Ceja (Consiglio dei giovani agricoltori europei) nonché dirigente dell’Agia-Cia, Matteo Bartolini -ha continuato la Pirrone-. Uno strumento molto utile, quindi, visto che ad oggi ben 4 imprese agricole “young” su 5 denunciano difficoltà enormi nell’accesso ai finanziamenti.
Accesso ai giovani – Ovviamente, è altresì importante favorire l’accesso dei giovani al capitale fondiario, al bene terra -ha sottolineato la presidente dell’associazione giovani della Cia- anche se, accanto alla vendita, tra le misure possibili, va fortemente sostenuto anche l’affitto, modalità più “soft” per un giovane start-upper. Infine, va fortemente sostenuto il potenziamento del progetto “Erasmus” per i giovani agricoltori europei. Si tratta di uno strumento di formazione davvero prezioso -ha spiegato la Pirrone- per accrescere le competenze degli “under 35” che intendono avviare o migliorare la propria impresa agricola, aprendosi alle esperienze, alla lingua e alla storia dei “colleghi” degli altri Stati Ue. Sempre in tema di formazione, la presidente dell’Agia ha voluto ricordare in conclusione il 1° “Master in Apertura e Gestione di Start-Up Agricole” lanciato proprio dall’associazione insieme a Cia e Agricoltura è Vita. Uno strumento creato appunto per fornire agli aspiranti imprenditori del settore tutti gli strumenti tecnici e pratici necessari a ridurre al minimo i rischi connessi con l’apertura di una nuova impresa. Tenuto conto che ogni giorno in Italia nascono 15 nuove aziende agroalimentari, ma spesso non superano i primi due anni di attività, che sono i più difficili e quelli in cui è maggiormente necessario un supporto competente e affidabile.