Il problema dei nitrati non è da imputare soltanto alla zootecnia. Incidere sulle vere cause di inquinamento. E’ in sintesi quanto è emerso al convegno “La contaminazione da nitrati delle acque: applicazione di un modello isotopico nelle regioni del Bacino del Po, della Pianura Veneta e del Friuli Venezia Giulia” che si è tenuto alla sede Unicef di Roma, con la presenza del ministro Maurizio Martina.
Studio ISPRA – Nel corso del convegno è stato presentato lo studio realizzato da Ispra su incarico del Mipaaf, finalizzato all’individuazione delle diverse fonti di inquinamento da nitrati nelle acque. Lo studio ha evidenziato la prevalenza della fonte di inquinamento da fertilizzanti minerali, rispetto a quella zootecnica, erroneamente considerata sino ad oggi la principale causa della contaminazione da nitrati e la prevalenza delle sorgenti di inquinamento multiple, vale a dire quelle in cui concorrono il settore civile/industriale, i fertilizzanti minerali utilizzati in agricoltura ed il settore zootecnico. La metodologia messa a punto da Ispra e i risultati raggiunti consentono l’apertura di un dibattito scientifico, da portare anche a livello comunitario, in modo da affrontare il problema della direttiva nitrati in maniera da incidere sulle reali fonti di inquinamento delle acque.
Il commento del ministro – “Sul tema nitrati – ha spiegato il Ministro Martina – stiamo lavorando con una forte collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e i risultati dello studio dell’Ispra aprono nuove possibilità d’intervento. In questi anni è stato troppo forte il carico di responsabilità addossato all’agricoltura e alla zootecnia rispetto all’inquinamento da nitrati. È ora di riequilibrare. Le analisi dell’Ispra ci aiutano a riconoscere effettivamente meglio le fonti principali da cui partire per gestire la questione sui nitrati e aggiornarla. Sulla contaminazione delle acque, infatti, bisogna comprendere che la zootecnia non può essere l’unico settore sulla quale incide pesantemente una direttiva comunitaria risalente a vent’anni fa. L’esigenza di tutelare risorse come acqua e terra è una priorità, così come dobbiamo salvaguardare la produzione agricola. Abbiamo firmato il decreto sugli effluenti, che si aspettava da molti anni, e che ci rende credibili nel dire che in Italia è avviato un percorso per la riduzione dell’impatto ambientale. Il prossimo 10 febbraio riuniremo il tavolo di lavoro con il Ministro Galletti, le Regioni interessate e le organizzazioni per decidere i prossimi step operativi anche in ambito europeo”.
Confagricoltura: “Impatto della zootecnia limitato” – “Finalmente è stato presentato lo studio di Ispra previsto dall’Accordo Stato-Regioni del 5 maggio 2011, sulla contaminazione dei nitrati delle acque e sulle diverse sorgenti di contaminazione. Dai dati forniti si ricava che l’apporto della zootecnica è sicuramente più limitato rispetto a quanto finora considerato e non è mai significativamente prevalente rispetto alle altre fonti interessate”. Lo ha posto in evidenza il vicepresidente di Confagricoltura Ezio Veggia che ha partecipato al seminario illustrativo. Nel sottolineare l’importanza del lavoro svolto fino ad ora dai ministri dell’Agricoltura Martina e dell’Ambiente Galletti e dalle Regioni, attraverso iniziative concertate e coordinate, il vicepresidente di Confagricoltura ha auspicato che al ‘Tavolo Nitrati” del 10 febbraio si possano definire “le ulteriori azioni necessarie per dare risposte puntuali al settore zootecnico”. Difatti, è sempre più necessario intervenire, ed occorre farlo tempestivamente, se non si vuole continuare ad assistere ad un forte ridimensionamento di un settore che contribuisce alla maggior parte delle produzioni di qualità italiane. Ad avviso di Confagricoltura l’evoluzione della normativa comunitaria sulla tutela delle acque e sulla prevenzione dell’inquinamento atmosferico, a fronte di una legislazione sui nitrati oramai datata, impone un approccio integrato degli interventi che, nel rispetto della tutela dell’ambiente, non ostacoli lo sviluppo della zootecnica italiana e non limiti la sua competitività nel contesto internazionale, con le conseguenti pesanti ripercussioni negative riguardo alla produzione agricola, all’occupazione ed alla tutela del territorio.
Decreto effluenti – “In tale contesto – ha posto in evidenza Veggia – occorre procedere ad una rapida pubblicazione del decreto effluenti che definisce una semplificazione degli adempimenti ed una maggiore flessibilità nei periodi di utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e che fornisce un quadro normativo certo sull’utilizzazione agronomica del digestato”. Il digestato insieme agli effluenti zootecnici – ha poi ricordato il rappresentante di Confagricoltura – contribuisce al ripristino della sostanza organica dei suoli e dà la possibilità di diminuire l’utilizzo dei fertilizzanti chimici, fornendo risposte ad alcune criticità evidenziate dallo studio Ispra. Il vicepresidente di Confagricoltura ha infine sollecitato che, “in relazione alla vicina scadenza fissata per le Regioni per la definizione dei nuovi programmi di azione, si proceda, nelle aree in cui i dati dell’Ispra hanno evidenziato un limitato peso della zootecnica alla contaminazione dai nitrati, alla riperimetrazione delle zone vulnerabili”.