«Non è con questa Imu che si sostengono gli agricoltori della Val d’Orcia. Sono gli artefici principali del territorio più bello del mondo, del paesaggio simbolo della Toscana nel mondo che l’Unesco ha voluto elevare a patrimonio dell’umanità. Siamo al fianco degli agricoltori e chiediamo con forza al Governo di rivedere la decisione presa con il decreto legge del 24 gennaio che, in molti casi, come per i nostri comuni, ha peggiorato la situazione e mette molte più aziende agricole di fronte al pagamento dell’imposta».
Lo sottolineano congiuntamente i sindaci di San Quirico d’Orcia Valeria Agnelli e di Pienza Fabrizio Fé a pochi giorni dalla importante manifestazione organizzata da Cia, Confagricoltura e l’Alleanza delle Cooperative Italiane in programma martedì 10 febbraio al casello A1 di Bettolle, alla quale parteciperanno.
Agricoltura valore sociale – «Sono gli agricoltori – aggiungono Agnelli e Fè – che con grandi sacrifici, permettono ai cittadini ed ai turisti di godere di un territorio tutelato, bello, in cui si producono eccellenze agroalimentari uniche, basti pensare ai nostri vini Orcia, agli oli extravergine, al pecorino, al grano e cereali di qualità sempre prodotti in Val d’Orcia, agli allevamenti zootecnici. Per questo siamo al fianco delle imprese e di tutti coloro che hanno terreni agricoli; perché l’agricoltura per questo territorio ha un valore sociale, ambientale e culturale che va ben oltre al valore economico che esprime. Senza dimenticare il turismo legato ai prodotti agricoli, il settore agrituristico e l’indotto economico che ne deriva. Fare agricoltura in queste colline, non è certo un compito agevole, non è redditizio come da altre parti; infatti, fino a 20-30 anni fa l’abbandono delle campagne era un problema sociale evidente nei numeri e nelle conseguenze. Pensiamo a cosa ne sarebbe del territorio senza i contadini. L’agricoltura è vita, difficile per noi, ma vita. Serve un sistema più equo che valuti attentamente i parametri – spiegano i due sindaci valdorciani -. Non abbiamo fabbriche impattanti sul territorio e non le vogliamo; dobbiamo però permettere alle imprese agricole di continuare a vivere facendo reddito, unica soluzione contro l’abbandono. L’attuale Imu è un vero e proprio dazio che non può essere sostenuto dalla nostra agricoltura e da questo territorio. L’Italia ha bisogno di segnali forti, ma soprattutto equi, per tanto bisognerebbe tenere conto non solo dell’altimetria dei territori comunali ma anche del tipo di cultura e del reddito che i terreni producono».