E’ partita la mobilitazione toscana contro l’Imu. Oltre 500 agricoltori (e 50 trattori) delle province di Siena e Arezzo hanno manifestato questa mattina al casello A1 Valdichiana, a Bettolle (Siena) per dire no all’Imu; da settimane definita un’imposta ‘iniqua’ ed ‘insostenibile’ per le aziende agricole toscane, perché costrette a pagare per un bene strumentale, necessario come è la terra per lavorare. Altre centinaia di agricoltori si sono dati appuntamento a Grosseto, davanti alla Prefettura; mentre a Pisa si è svolta un’iniziativa nella sala del consiglio della Provincia, con le istituzioni locali e la stampa. Alle manifestazioni hanno preso parte numerosi sindaci dei comuni toscani e rappresentanti delle istituzioni al fianco degli agricoltori.
I presidi – organizzati da Agrinsieme (Cia, Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative Italiane) – si sono svolti per far capire ulteriormente i motivi per cui l’Imu era sbagliata prima ed è sbagliata adesso, anche dopo i cambiamenti introdotti con l’approvazione del decreto legge n. 4 del 24 gennaio, che in molti casi hanno perfino aggravato la situazione delle aziende agricole toscane. «In attesa di una correzione sostanziale da parte del Governo, invitiamo le aziende agricole a non pagare. E’ stata una grande giornata di mobilitazione – sottolinea il presidente di Cia Toscana Luca Brunelli -; il Governo deve andare a prendere le risorse da altre parti, magari nei molti enti inutili che gravitano intorno al mondo agricolo, ma non dagli agricoltori che questa tassa profondamente ingiusta non la possono pagare. C’è forte insoddisfazione, rabbia e delusione – sottolinea Brunelli – perché la politica si dimostra ancora una volta distante da noi agricoltori e dimostra di non comprendere gli sforzi che quotidianamente facciamo per il Paese, verso la tutela e salvaguardia del territorio, l’occupazione, la qualità e sicurezza alimentare. Siamo contrari alle disposizioni di ulteriore revisione dei criteri di esenzione Imu dei terreni agricoli. I nuovi criteri di esenzione, costruiti sulla classificazione Istat dei comuni e il loro inquadramento tra comuni totalmente montani e parzialmente montani, continuano a determinare forti iniquità a danno dei produttori agricoli possessori e conduttori di terreni agricoli ubicati in aree marginali e montane». La Cia Toscana sottolinea anche che i nuovi parametri non tengono conto della complessità di tutto il territorio e, soprattutto, trascurano la funzione essenziale degli agricoltori nella tutela a presidio del territorio ed a beneficio dell’intera collettività. Se non ci saranno risposte positive dal governo, la protesta andrà avanti.