Crescono in modo esponenziale i consumi del pellet, ed il legislatore, con un occhio di riguardo alle
casse erariali, pensa bene di aumentare l’aliquota IVA, dal 10 al 22%! Ricordiamo agli imprenditori
agricoli che la produzione di pellet ad oggi non è riconosciuta attività agricola, pertanto il reddito prodotto è rilevante ai fini del pagamento delle imposte dirette. Tale produzione, infatti, va oltre la prima lavorazione della legna, certamente agricola, e non può essere annoverata tra le attività connesse in quanto frutto di una successiva, seppur semplice lavorazione: compressione della segatura. La Cia Toscana – si legge in una nota – sta cercando ormai da tempo di far includere la produzione di pellet tra le attività comprese nel reddito agrario, tenendo anche di conto il fatto che la produzione di energia utilizzando il pellet, rientra nel reddito agrario. Contabilmente la stessa produzione è consigliabile trattarla con contabilità separata, la separazione è obbligatoria se per le attività agricole si è scelto il regime speciale. Il pellet non ha neanche un aliquota di compensazione (a differenza della legna da ardere e della segatura), per cui l’intera imposta deve essere teoricamente versata all’Erario. Con buona pace di produttori e consumatori finali.
Da Dimensione Agricoltura, febbraio 2015