In occasione di SIMA 2015 si è svolto un convegno internazionale promosso dal CEETTAR (che riunisce il contoterzismo europeo) e dall’organizzazione degli agromeccanici francesi (FNEDT) dedicato alle nuove politiche agricole comunitarie, di imminente applicazione. L’incontro, che ha visto una partecipazione ampia e qualificata, ha sottolineato l’importanza del ruolo giocato dalle imprese agromeccaniche per consentire ai produttori agricoli di conseguire gli obiettivi fissati dalla programmazione 2014-2020, mettendo in luce alcune opportunità offerte dagli strumenti della PAC.
I relatori hanno illustrato il ruolo chiave del partenariato europeo per l’innovazione (PEI), che si prefigge di sviluppare un nuovo modello di progettazione guidata dal basso.
Questo modello presuppone una maggiore integrazione tra il sistema della conoscenza (università, centri di ricerca e servizi di consulenza) e il mondo agricolo, per rimuovere gli ostacoli che in passato hanno frenato la spinta innovativa. L’obiettivo è quello di promuovere investimenti che siano in grado di produrre risultati prontamente applicabili nelle aziende agricole, sulla base delle effettive esigenze degli agricoltori in termini di maggiore produttività, sviluppo sostenibile e riduzione dei costi. In questo processo le aziende agromeccaniche saranno gli attori principali, grazie alla spiccata propensione all’innovazione e alla tecnologia. Il contoterzismo è una delle poche entità del settore primario capaci di cogliere le occasioni indicate dai nuovi strumenti per lo sviluppo rurale. Come ha sottolineato il rappresentante dei costruttori europei di macchine agricole (CEMA), le imprese agromeccaniche sono all’avanguardia nei processi innovativi, indispensabili per essere competitivi sul mercato, garantendo alle aziende agricole servite sostenibilità e competitività. Il prof. Bernhard Streit dell’Università di Berna, noto studioso di agricoltura conservativa, ha citato gli esempi dell’agricoltura di precisione, della semina diretta e dell’impiego delle cover crops che, proprio grazie alle imprese agromeccaniche, hanno potuto trovare reali prospettive di sviluppo per diffondersi su una scala più vasta.
Il dibattito che ne è seguito ha tuttavia evidenziato alcune ambiguità della politica agricola comunitaria: se è vero che la propensione all’innovazione è nel DNA dei contoterzisti, emergono ancora preoccupazioni sull’applicabilità del greening e sull’aggravio di costi che comporta per il settore agromeccanico, specie dove comporta una diversificazione dell’offerta di meccanizzazione.
Un settore al quale dovrebbe essere riconosciuto un sostegno specifico, perché garantisce il progresso tecnologico e consente agli agricoltori di realizzare gli incrementi produttivi necessari per sostenere l’aumento della pressione demografica. Il Presidente di UNIMA, Silvano Ramadori, intervenendo nel dibattito, ha ribadito come sia imprescindibile la creazione di un efficiente canale di comunicazione con le istituzioni nazionali e comunitarie, al fine di salvaguardare i legittimi diritti delle imprese di meccanizzazione agricola. Ramadori ha sottolineato la necessità di rendere consapevoli i policy makers che il settore agro meccanico deve essere equiparato a quello degli imprenditori agricoli ed essere soggetto alle medesime linee di finanziamento. Questo perché, ha concluso il Presidente di UNIMA, le attività svolte dalle imprese agromeccaniche professionali insistono sul processo produttivo agricolo, promuovendo la sostenibilità nel contesto rurale, anche grazie ad una strutturazione socio-economica più specializzata.