Verde, bianco e rosso sono i colori del tricolore ma anche della pizza (in onore della Regina Margherita di Savoia). Rosso, come il pomodoro.
Quella del pomodoro da industria – sottolinea Confagricoltura – è una delle principali coltivazioni orticole del nostro Paese. Oltre 77 mila ettari investiti a questa coltivazione (soprattutto in Emilia Romagna, Puglia, Lombardia e Veneto), con una produzione di più di 461 mila tonnellate. Il pomodoro – annota Confagricoltura – è prodotto di punta anche nell’export, sia fresco, sia trasformato dall’industria conserviera.
Nell’ultima edizione del “Tomato Day” a Parma si è fatto il punto sul comparto: l’Italia, con 4,9 milioni di tonnellate di pomodoro trasformato, rappresenta più della metà (55%) della produzione europea ed oltre il 12% di quella mondiale.
Martedì 1 settembre è previsto l’evento “La Pizza, “Capolavoro Universale”, che Confagricoltura, in collaborazione con Agugiaro e Figna Molini – Le 5 Stagioni, Cirio, Azienda Colavita e Granarolo organizza nell’ambito delle iniziative ad Expo 2015, nella splendida location della Casa degli Atellani, dove è stata riportata in vita la vigna appartenuta a Leonardo da Vinci, in Corso Magenta a Milano. In tale occasione si incontreranno agricoltori e pizzaioli, che sono le due figure professionali a cui si deve una delle più amate pietanze nel mondo, frutto dell’ingegno italiano.
E c’è un legame – ricorda l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – che unisce il pomodoro a Expo: quando nel 1867 apparve la banda stagnata, Francesco Cirio presentò ufficialmente all’Esposizione Universale di Parigi – vetrina del progresso industriale – il suo metodo di conservazione in barattolo (che ancora oggi è il più utilizzato); in particolare, iniziò ad inscatolare i piselli per poi proseguire con i pomodori pelati, che divennero presto una specialità dell’export italiano in tutto il mondo.