Le popolazioni mediterranee sono di fronte a sfide epocali: tanto a Sud quanto a Nord del bacino. Minacce economiche, crisi idrica, difficoltà di accesso ai mercati e alle infrastrutture, pressioni sulle terre coltivabili e sulle risorse naturali stanno determinando una desertificazione antropica delle campagne, alimentano un’immigrazione disperata e incessante, e si accompagnano a turbolenze politiche e sociali sempre più forti. A fronte di questo quadro, bisogna rilanciare una sorta di "diplomazia dei campi" perché le sponde Sud e Nord del bacino riprendano il dialogo costringendo l’Europa a farsi protagonista e garante di uno sviluppo sostenibile e armonico dell’area. Sono questi in estrema sintesi i temi trattati al Congresso della Fondazione Dialogo Sud-Nord Mediterraneo che, cominciato il 4 ottobre, si conclude oggi a Expo.
Il presidente nazionale della Confederazione italiana agricoltori Dino Scanavino è intervenuto ai lavori, portando il contributo della Cia che da sempre ha puntato sul valore del dialogo euro-mediterraneo e che è impegnata nella difesa del reddito agricolo per uno sviluppo armonico e sostenibile. Del resto, il titolo del Congresso è paradigmatico rispetto al programma d’azione della Confederazione: "Le regioni rurali da non dimenticare". Scanavino ha chiesto con forza "una nuova politica agricola per il Mediterraneo che, passando da una funzione meramente di mercato, vada a incidere sulla riduzione dei divari interni nelle condizioni di vita delle popolazioni locali impegnate in agricoltura e sulla creazione di opportunità occupazionali". Una nuova politica che deve vedere protagonista l’Europa.
"C’è bisogno -ha detto il presidente della Cia- di un forte impegno da parte dell’Ue per lo sviluppo di un’area di produzione mediterranea che sappia misurarsi con le sfide legate alla coesione sociale e alla sostenibilità ambientale. Si assiste a livelli di sviluppo agricolo e a politiche settoriali e territoriali molto differenziate, che non favoriscono una visione strategica dell’area mediterranea su base regionale". Questo non è più tollerabile anche perché è di tutta evidenza "l’urgenza di uno sviluppo equo e diffuso nel bacino del Mediterraneo, in un periodo così drammatico di frattura e divisione, dove è difficile individuare lo spirito di una comunità euro-mediterranea. E’ quindi oggi più che mai necessario -ha incalzato Scanavino- fare appello alle energie e alla volontà delle istituzioni e delle associazioni qui presenti, unita alle partecipazione da protagonisti degli agricoltori, affinché si assuma piena consapevolezza che solo attraverso il dialogo, la collaborazione reciproca e concreti progetti di cooperazione allo sviluppo, potrà trovare soluzione la fitta rete degli odierni squilibri".
Per farlo occorre insistere sui temi che da sempre la Cia porta avanti: la biodiversità, lo sviluppo sostenibile, la sicurezza alimentare, la difesa dei territori -quei territori che hanno originato la Dieta mediterranea che l’Unesco ha riconosciuto come patrimonio dell’umanità- assicurando protagonismo agli agricoltori, puntando sul ruolo dei giovani e delle donne, favorendo attraverso l’agricoltura il dialogo euro-mediterraneo che produca -com’è negli intendimenti e nelle prassi della Confederazione- "uno sviluppo agricolo sostenibile e integrato del Mediterraneo, come sistema per contrastare la crisi economica, la disoccupazione giovanile, la ‘desertificazione umana’ delle zone rurali, l’immigrazione".
Da qui Scanavino – proprio nel giorno dell’adozione della Dichiarazione Finale del Congresso, presente il Commissario europeo responsabile per la Politica di vicinato Johannes Hahn- è tornato a chiedere: "A 20 anni dall’inizio del Processo di Barcellona e a 7 anni dall’istituzione dell’Unione per il Mediterraneo, l’Europa dovrà finalmente essere protagonista del cambiamento. E’ chiara la necessità di una nuova Ue in una nuova area euro-mediterranea".