Anche le piante hanno la loro ‘sirena d’allarme’ che scatta in caso di alluvione. E’ la proteina HUR1, che viene attivata quando la pianta è sommersa dall’acqua e l’ossigeno scarseggia, andando a ‘risvegliare’ le radici inducendole ad aumentare la superficie di contatto col terreno per migliorare le probabilità di sopravvivenza. A fare questa scoperta i ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit).
Verso colture più resistenti – Il loro studio, pubblicato su Nature Plants, potrà aprire la strada a nuove colture più resistenti alle alluvioni, fenomeni sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici. «Ci sono voluti dieci anni di studi per comprendere il funzionamento di HUR1, una proteina unica nel suo genere, completamente diversa per composizione e struttura dalle altre proteine già note», spiega Pierdomenico Perata, coordinatore della ricerca. Grazie ad una serie di esperimenti condotti sull’Arabidopsis, la pianta erbacea più studiata nei laboratori di biologia di tutto il mondo, «abbiamo scoperto che la proteina HUR1 aiuta la pianta a sopravvivere regolando la produzione dei radicali liberi a base di ossigeno, i cosiddetti Ros. Queste molecole, presenti nelle giuste quantità, inducono le radici a sviluppare più ‘peli’ con cui addentrarsi nel terreno», probabilmente per cercare ossigeno negli strati del terreno non ancora saturati dall’acqua.
La delicatezza della ricerca – Questo meccanismo di difesa sembra essere presente in tutte le piante, anche se per ora il suo funzionamento è stato dimostrato solo nell’Arabidopsis e nel riso. «Il nostro obiettivo è quello di sfruttarlo per aumentare la resistenza delle coltivazioni alle alluvioni: la strada però è ancora lunga – ammette il ricercatore – perché la proteina HUR1 è un interruttore molto sensibile: se funziona poco o in eccesso, rischia comunque di indurre la morte della pianta».