E’ un primo passo verso una soluzione che accontenti definitivamente il mondo della produzione, l’accordo raggiunto al Mipaaf sul prezzo del latte (LEGGI). Tiepidi i primi commenti degli addetti ai lavori.
Cia: ora continuare a difendere il reddito dei produttori – "E’ un primo passo positivo quello raggiunto questa mattina alla riunione del Tavolo della filiera lattiero-casearia". Lo afferma il presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, al termine dell’incontro tra industriali e associazioni agricole. "In particolare, l’intesa raggiunta, che per il latte fissa un aumento di 2,1 centesimi a litro rispetto al prezzo pagato nel mese di ottobre da Lactalis, rappresenta un primo risultato sul quale investire per costruire un concreto percorso di rilancio del settore -ha spiegato Scanavino-. Certamente, non può considerarsi una soluzione soddisfacente e risolutiva per contrastare la grave crisi che sta investendo le aziende di allevamento ma, quantomeno, un segnale di distensione per i prossimi tre mesi". "Avevamo chiesto un accordo più ambizioso che prevedesse un periodo di più ampio respiro per arrivare alla fine della campagna produttiva. Il fatto che le nostre richieste non abbiano trovato condivisione -ha aggiunto il presidente nazionale della Cia- non ci distoglie dall’abbassare la guardia per continuare a difendere e a tutelare uno dei comparti più strategici del sistema agricolo Made in Italy". "È urgente -ha concluso Scanavino- che le risorse previste dal Fondo Latte e derivanti dagli aiuti comunitari siano utilizzate e tradotte all’interno di interventi efficaci. Allo stesso tempo, occorre uno sforzo per definire e avviare rapidamente un sistema dell’organizzazione economica del settore che metta al centro un’interprofessione efficace che promuova l’aggregazione del prodotto e la qualificazione dell’offerta".
Coldiretti, accordo è primo risultato, +340 mln nelle stalle – “Un primo risultato concreto della nostra mobilitazione che ha coinvolto decine di migliaia di allevatori con presidi nelle industrie e nei supermercati dove abbiamo trovato il sostegno convinto dei cittadini nella difesa del latte, delle stalle e delle nostre campagne”. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare l’intesa raggiunta con la multinazionale Lactalis sul prezzo del latte alla stalla che prevede in tutto il Nord per il prossimo trimestre un aumento di 2,1 centesimi al quale vanno aggiunti il centesimo garantito dal Ministero delle Politiche Agricole con aiuti straordinari dell’Unione Europea ma anche le risorse che le regioni lattiere direttamente interessate possono mettere a disposizione se vorranno sostenere gli allevatori delle loro realtà territoriali. Secondo l’ufficio studi della Coldiretti tra effetti diretti ed indiretti sul mercato nazionale del latte l’accordo porterà almeno 340 milioni di euro su base annua in piu’ nelle stalle italiane, se ci sarà responsabilmente un allineamento di tutti i soggetti industriali presenti sul territorio nazionale. E’ una boccata di ossigeno alle imprese che si trovano in un grave momento di difficoltà ma – conclude Moncalvo – la battaglia della Coldiretti continua nelle sedi istituzionali per arrivare al piu’ presto alla corretta identificazione dei prodotti che usano latte italiano con l’indicazione in etichetta, che impedisca di spacciare come Made in Italy il prodotto importato.
Guidi (Confagricoltura): "Importante accordo ponte che crea le premesse per rilanciare il prodotto italiano – “Un accordo ponte che avvia un percorso preciso per definire nuovi rapporti di filiera e con le istituzioni, che supera le contrapposizioni ed avvia iniziative condivise di valorizzazione del latte e dei prodotti lattiero caseari nazionali”. E’ questo il commento del presidente di Confagricoltura Mario Guidi in relazione all’accordo sottoscritto oggi al “tavolo latte”. Contestualmente il Gruppo Lactalis ha firmato un’intesa, che ha validità trimestrale e definisce il prezzo del latte all’origine (2,1 centesimi di euro in più al litro rispetto al prezzo corrisposto a ottobre) per i conferenti alla multinazionale francese nelle varie regioni dove sono ubicati gli impianti di confezionamento. “Va sottolineato – ha aggiunto Guidi – che l’accordo è stato sottoscritto anche dalla GDO; c’è poi l’impegno del ministero delle Politiche agricole a destinare il sostegno straordinario europeo per gli interventi necessari a fronteggiare l’emergenza degli allevamenti”. “Tra i risultati positivi – ha evidenziato il presidente di Confagricoltura – l’abbandono del modello di indicizzazione riferito esclusivamente al modello del prezzo del latte tedesco, non compatibile con quello italiano, data la diversità del contesto di riferimento e la differente destinazione d’uso del nostro prodotto”. “Nei prossimi mesi – ha concluso Guidi – dovremo lavorare tutti assieme per sviluppare rapporti di filiera efficaci, definire un accordo stabile e valorizzare il latte italiano”.
Il commento del presidente di Cia Ravenna, Danilo Misirocchi: «È un primo passo, ora continuare a difendere il reddito dei produttori» – «È un primo passo positivo quello raggiunto alla riunione del Tavolo della filiera lattiero-casearia», ha dichiarato Danilo Misirocchi, presidente della Cia di Ravenna. «In particolare, l’intesa raggiunta, che per il latte fissa un aumento di 2,1 centesimi a litro rispetto al prezzo pagato nel mese di ottobre da Lactalis, rappresenta un primo risultato sul quale investire per costruire un concreto percorso di rilancio del settore. Certamente non può considerarsi una soluzione soddisfacente e risolutiva per contrastare la grave crisi che sta investendo le aziende di allevamento, ma quantomeno è un segnale di distensione per i prossimi tre mesi». La Confederazione Italiana Agricoltori aveva chiesto un accordo più ambizioso, che prevedesse un periodo di più ampio respiro per arrivare alla fine della campagna produttiva. «Il fatto che le richieste non abbiano trovato condivisione non ci distoglie dall’abbassare la guardia per continuare a difendere e a tutelare uno dei comparti più strategici del sistema agricolo Made in Italy. Ora è urgente che le risorse previste dal Fondo Latte e derivanti dagli aiuti comunitari siano utilizzate e tradotte all’interno di interventi efficaci. Allo stesso tempo – ha concluso Misirocchi – occorre uno sforzo per definire e avviare rapidamente un sistema dell’organizzazione economica del settore, che metta al centro un’interprofessione efficace che promuova l’aggregazione del prodotto e la qualificazione dell’offerta».
ASSESSORE PAN (Veneto), “UN REGALINO DI NATALE AI NOSTRI PRODUTTORI, NON E’ CERTO LA SOLUZIONE” – “Un modesto regalo di Natale ai nostri produttori che vale al massimo 5 centesimi al litro in più per tre mesi. E passato febbraio, che cosa accadrà?”. Giuseppe Pan, assessore regionale all’Agricoltura, dissente dal coro di valutazioni positive sull’accordo firmato ieri tra grande industria, organizzazioni dei produttori e ministero delle politiche agricole sul prezzo del latte. L’accordo riconosce agli allevatori un prezzo alla stalla di 37 centesimi al litro, di cui uno garantito dal Mipaaf che attingerà ai 25 milioni destinati all’Italia dal fondo europeo di sostegno alla zootecnia. “Certo, 37 centesimi è un prezzo che si avvicina di più al costo reale di produzione del latte nelle nostre stalle, quotato in Veneto attorno ai 40 centesimi. Lascio ai produttori ogni valutazione. Ma lo considero ancora inadeguato per remunerare le spese, gli investimenti e il lavoro degli allevatori – dichiara Pan – La mediazione raggiunta dal governo rappresenta solo un segnale, tuttavia insufficiente. Il Veneto – ricordo – è la terza regione in Italia per la produzione di latte e formaggi: qui si produce il 10 per cento del latte italiano e il 17% dei formaggi d’origine protetta. Chiediamo da tempo, e continueremo a rivendicare, che il governo intesta di più nella tracciabilità della filiera e nell’etichettatura di qualità. Bene i sostegni temporanei alle aziende, come gli sconti sull’Imu e la compensazione Iva. Ma le nostre stalle, per reggere alla tempesta della concorrenza del latte estero, hanno bisogno di un cambio di rotta: meno burocrazia, meno fiscalità, meno costi energetici e più investimenti, oltre alla sicurezza di poter certificare la qualità e la provenienza del latte che producono e vendono. Solo così i consumatori potranno sapere cosa comprano e cosa bevono, e scegliere la qualità”.