Si è svolta questa mattina, alla sede della Direzione Generale della pesca marittima e dell’acquacoltura, la conferenza stampa sul tema ‘La nuova pesca in Italia: le scelte della sostenibilità e dell’innovazione’ alla presenza del Sottosegretario con delega alla pesca Giuseppe Castiglione, del Capo Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca Luca Bianchi, del Direttore Generale della pesca marittima e acquacoltura Riccardo Rigillo e del Capo Reparto Pesca Marittima del Corpo delle Capitanerie di Porto C.A. (CP) Vincenzo Morante.
“Considerando l’attuale periodo congiunturale e le indicazioni della Politica comune della pesca – ha affermato il Sottosegretario Castiglione – il bilancio è positivo, anche a livello europeo, alla luce della chiusura di tutte le procedure di infrazione. La Commissione ha riconosciuto infatti l’impegno profuso dall’Italia negli ultimi tempi, ai fini del pieno e puntuale rispetto delle regole comuni in materia e per il contrasto della pesca illegale. Le scelte che devono ispirare oggi la pesca italiana sono la sostenibilità, l’innovazione e la redditività. È necessario quindi un cambiamento di mentalità per tutto il settore e gli strumenti da adoperare devono interessare non solo l’attività di pesca, ma anche la regolazione e la gestione dell’attività stessa, nonché gli effetti su scala più ampia. In particolare, la gestione amministrativa della pesca richiederà una spinta alla modernizzazione attraverso la digitalizzazione. La sfida digitale è ormai un tema di interesse non solo italiano e un dato acquisito per l’economia europea, oltre che una chiave per lo sviluppo globale”.
Nel dettaglio:
La revisione del sistema di gestione
La chiave operativa sarà la revisione del sistema di gestione, a partire dal concetto di autorizzazione alla attività e dalla definizione di tipologia di pesca. In questo quadro sarà sempre più importante l’attenzione agli stock di specie obiettivo (o “target”) assieme a una razionalizzazione degli attrezzi e mestieri di pesca, preferendo un numero ristretto di attrezzi, efficienti e poco impattanti, per tutte le flotte.
L’utilizzo di tecnologie legate all’economia blu
Accanto a questi strumenti sarà necessario utilizzare quelle tecnologie legate alla “economia blu”, non esclusive della pesca ma che riducano l’impatto indiretto delle attività di pesca sugli ecosistemi. L’eco-efficienza dei motori delle imbarcazioni potrà essere il fattore trainante di questa strumentazione. Motori non più alimentati con oli combustibili, ma con gas sono il contesto per fare un ulteriore lasso verso la eco-compatibilità e la eco-efficienza attraverso l’introduzione di biogas (prodotto quindi da riutilizzo di scarti organici) quale combustibile in una sorta di circuito virtuoso produzione-consumo.
Le possibilità di finanziamento del FEAMP
Su tutti questi obiettivi e strumenti sarà un valido ausilio il FEAMP (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca) che prevede possibilità di finanziarie tutte queste linee di azione, con investimenti mirati all’incremento di selettività (delle attrezzature); a una maggiore efficienza degli strumenti di controllo; a una migliore eco-efficienza energetica.
Rapporti con l’Unione europea
Chiuse tutte le procedure di infrazione. L’Italia quindi non ha procedure di infrazione aperte in materia di politica comune della pesca.
– La procedura di infrazione sulle reti da posta derivanti
Nel luglio 2014, è stata formalmente chiusa la procedura d’infrazione riguardante le reti da posta derivanti.
– La denuncia per le autorizzazioni alle volanti
Nel settembre 2015, nell’ambito della procedura “EU Pilot”, è stata archiviata la denuncia presentata da privati in materia di autorizzazioni temporanee concesse dall’Amministrazione italiana alle “volanti”. In caso di accertata violazione delle regole della UE, la Commissione avrebbe avviato una procedura formale di infrazione.
– La procedura di infrazione per la mancata presentazione del piano di gestione delle draghe idrauliche (sistema di pesca dei molluschi bivalvi)
Nel dicembre 2015, è stata formalmente chiusa la procedura per la mancata presentazione del piano di gestione delle draghe idrauliche, ai sensi del regolamento n. 1967/2006 del Consiglio dell’Unione europea.