La Cia accoglie con soddisfazione l’Ordinanza con cui il Tar del Lazio, ritenendo fondati i dubbi in merito alla legittimità costituzionale dei criteri fissati dall’articolo 1 del decreto legge n.4/2015 per l’assoggettamento a imposizione dei terreni agricoli, ha deciso di sospendere il giudizio e di trasmettere immediatamente gli atti alla Corte Costituzionale.
La decisione del Tribunale amministrativo -evidenzia la Cia- recepisce le istanze degli agricoltori che la nostra organizzazione ha fortemente sostenuto in quest’ultimo anno, ritenendo fondate e legittime le proteste di fronte a una palese iniquità perpetrata a danno dei possessori di terreni agricoli chiamati al pagamento del tributo in ragione di un mero criterio altimetrico, senza considerare invece i criteri costituzionali di capacità contributiva e di riserva di legge.
Il suddetto articolo -prosegue la Cia- intervenuto peraltro in sostituzione di un altro provvedimento bocciato dallo stesso Tar del Lazio (ovvero il decreto interministeriale del 28 novembre 2014 che legava l’esenzione a un criterio puramente altimetrico del centro del comune) ha infatti ridefinito i parametri di esenzione dei terreni in base alla classificazione contenuta nell’elenco dei comuni italiani predisposto dall’Istat, per effetto della quale risultano esenti da Imu i terreni ubicati nei comuni definiti come montani mentre nei comuni parzialmente montani l’esenzione spetta solo ai terreni posseduti e condotti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali.
La contestazione questa volta -spiega la Cia- non verte sulle modalità adottate dall’Istat per realizzare tale elenco, modalità su cui il Tar del Lazio si era già espresso qualificandole come insufficienti a chiarire i criteri di classificazione dei comuni italiani, bensì sul fatto che l’esenzione Imu dipenda da un atto amministrativo non vincolato da norme di legge, in palese violazione dell’articolo 23 della Costituzione che prevede come nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge.
In attesa che la Corte Costituzionale si pronunci in merito -conclude la Cia- stiamo già valutando modalità e soluzioni per assicurare agli imprenditori agricoli il diritto a percepire quanto indebitamente versato attraverso la presentazione di una domanda di rimborso cautelativo.