Durerà tre anni la legge per una gestione speciale degli ungulati in Toscana. Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza, con il voto contrario di Sì Toscana a sinistra e M5S e l’astensione della Lega nord, l’articolato, definito con l’istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra), messo a punto per contrastare l’aumento di un fenomeno inconfutabile, che necessita di una normativa precisa ma che, ha spiegato il presidente della commissione Sviluppo rurale Gianni Anselmi (Pd), nell’illustrazione in Aula, “non è fatta né è pensata per la caccia”. L’attività venatoria, semmai, è “solo strumento che insieme al controllo e al rilevamento scientifico, affronta l’emergenza per come si presenta. Lo scopo che la legge si propone, approfondito seriamente in commissione, è esattamente quello di flessibilizzare gli strumenti di intervento: non solo quello venatorio, che non rappresenta la finalità di questa legge, ma anche facendo ricorso a strumenti di controllo faunistico. Per tutelare la vita economica in campagna, la biodiversità, la sicurezza delle persone che si muovono sulle strade di questa regione. Un lavoro che si propone di essere serio ed equilibrato dal punto di vista delle finalità rispetto agli strumenti. Una misura straordinaria, per far fronte a una situazione non ordinaria”.
Il lavoro svolto in commissione ha anche portato alla previsione di un “tagliando” annuale per valutare esiti ed effetti di un testo che, nei limiti della legge 157/1992, consente di proporzionare la presenza degli ungulati alle diverse caratteristiche del territorio regionale per garantire sia la conservazione delle specie autoctone nelle aree ad esse riservate, sia la conservazione delle attività antropiche e dei valori ambientali tipici del paesaggio rurale regionale, nelle altre aree. Sono infatti individuate aree vocate e non vocate, si realizzano forme di gestione venatoria e di controllo e si creano percorsi di filiera per valorizzare il consumo in sicurezza delle carni di ungulati. Nel testo si prevede inoltre, entro novanta giorni dall’entrata in vigore, l’approvazione, da parte dell’esecutivo regionale, di uno stralcio al piano faunistico venatorio per la revisione degli attuali confini delle aree non vocate per ciascuna specie. Aree nelle quali sono comprese le zone di ripopolamento e cattura, le aree coltivate soggette a danni documentati o potenzialmente danneggiabili, terreni potenzialmente coltivabili da rimettere a coltura, le frazioni boscate e cespugliate tra loro intercluse. Il prelievo selettivo sarà autorizzato per i soggetti individuati in legge mentre la densità venatoria ottimale sarà stabilita nei piani di gestione annuali degli Atc (ambiti territoriali di caccia) approvati dalla giunta.
Per garantire l’efficacia degli interventi di gestione straordinaria, sono previsti piani di selezione, accompagnati da appositi calendari venatori, nei quali indicare le necessarie metodologie di prelievo. Per assicurare, invece, la gestione straordinaria degli ungulati in modo unitario su tutto il territorio regionale, il passaggio di competenze dalle Province alla Regione in materia di controllo faunistico viene anticipato. La materia coinvolta dall’intervento normativo è infatti la gestione faunistico venatoria degli ungulati, materia di competenza residuale della Regione, fermo restando il rispetto nelle norme nazionali a tutela della fauna che, viceversa, per il loro carattere ambientale, sono di esclusiva competenza statale.
Gli interventi di Irene Galletti (M5S), Tommaso Fattori (Sì), Roberto Salvini (Lega Nord), Paolo Sarti (Sì) e Simone Bezzini (Pd) – Di legge “inservibile”, che tra tre anni vedrà la Toscana ritrovarsi con lo stesso problema non risolto”, parla Irene Galletti (Movimento 5 stelle). “Mi faccio anche portavoce di quella che è una sensibilità sulla materia e un approccio che è proprio del Movimento 5 Stelle. Abbiamo molte contrarietà, nei confronti della caccia abbiamo una forte sensibilità animalista. Questa legge-obiettivo è fatta espressamente ad uso e consumo della caccia e dei cacciatori. Ci sono tutte le evidenze – prosegue Irene Galletti – all’interno dell’articolato: sosteniamo la nostra posizione con 15 emendamenti su 19 articoli. Non rinneghiamo che ci sia un problema legato ai danni alle attività economiche, prima di tutto l’agricoltura, ma le misurazioni della popolazione animale si basano, ed è la prima volta, sui dati dell’incidentistica stradale. I dati più attuali basati sui rilevamenti diretti risalgono invece al 2012/13, sembrano un po’ vecchi. Mi spiace dirlo, ma gli agricoltori continueranno ad avere il problema, con questa legge siamo ben lontani dalla soluzione, mentre la Toscana diventerà una enorme piazza per le battute di caccia, con 150mila capi di bestiame sterminati, in funzione di quella che dovrebbe essere una gestione ambientale e invece alimenterà il business della filiera delle carni di cinghiale”.
Fortemente contraria anche la posizione di Sì-Toscana a sinistra, espressa in Aula dal capogruppo Tommaso Fattori, che parla di “proposta di legge inemendabile. Sbagliata nella filosofia di fondo e che ha visto le associazioni ambientaliste di fatto escluse dal momento di ascolto fortunatamente organizzato dal presidente della commissione Anselmi, che, però, rispetto a quanto sarebbe stato necessario è troppo poco”. Una legge “molto pericolosa e con un sapore vagamente estremista, nella ferocia con cui affronta il tema del rapporto con gli animali”, aggiunge Fattori, che prospetta tre risultati: “Rendere invivibili i nostri boschi, aumentare il numero delle vittime e dei feriti negli incidenti di caccia, aumentare il numero degli animali uccisi, senza però ridurre il numero complessivo degli ungulati nei nostri boschi. Una vera e propria deregulation, con la creazione di una filiera ad hoc”. Sulle vittime di incidenti di caccia: “La caccia in Toscana fa più vittime della criminalità organizzata: nella stagione scorsa, undici tra morti e feriti. E ai cacciatori si vuole affidare la soluzione di un problema che hanno creato loro, con l’introduzione di specie non autoctone. Serviva, invece, una vera alleanza con il mondo degli agricoltori e degli allevatori, cui affidare una gestione non cruenta degli ungulati. Recinzioni, utilizzo di disincentivi di tipo olfattivo o ormonale, contraccezione: questi altri metodi, più efficaci e non cruenti, per ridurre la popolazione degli ungulati, metodi che vengono adottati in gran parte dell’Europa”.
Di parere opposto il consigliere della Lega Nord, Roberto Salvini, che si dice “allibito per le cose che ho sentito dire in quest’aula, ora che siamo vicini all’approvazione della legge, mentre nessuno ha mai proposto niente. E sono i parchi gestiti da ambientalisti, come l’Arcipelago toscano o il parco di San Rossore Migliarino, a produrre il maggior numero di ungulati: sfornano mille e trecento capi ogni anno. I danni crescono anno dopo anno, non si producono più cereali, non si semina più granturco da nessuna parte”. “Non è una legge sulla caccia”, prosegue Salvini, “si tende a riportare la fauna degli ungulati ai livelli europei e del resto d’Italia. Bisogna vedere la realtà per quello che è, bisogna tutelare l’agricoltura: diamo fino a 50mila euro ai nostri giovani per fargli intraprendere attività agricole e dobbiamo tutelarli, farli guadagnare dal proprio lavoro, sviluppare le nostre eccellenze. Bisogna ragionare nella logica, ricreare un equilibrio e riportare in equilibrio la popolazione degli ungulati. Questa legge è una soluzione, chi ne ha una migliore la presenti”.
Anche secondo Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra) “la soluzione è spostare l’obiettivo della legge sull’agricoltura. La legge avrebbe dovuto rivolgersi agli agricoltori. E ci si deve chiedere perché siamo arrivati a questo punto. Gli ibridati sono stati introdotti dai cacciatori. Si dovrebbero usare disincentivi, mentre così la Toscana diventerà un campo di battaglia, piena di jeep e fucili”.
Il consigliere Simone Bezzini (Pd) invita a “portare la discussione più sui contenuti della legge, partendo dal fatto che il sovrannumero degli ungulati è di livello europeo, lo squilibrio ha conseguenze enormi e nessuno credo abbia la bacchetta magica”. Utile concentrarsi sui “capisaldi di questa proposta di legge: vengono riperimetrate le aree vocate e le aree non vocate. Si sistematizza, diffonde e si cerca di implementare la cosiddetta caccia di selezione, che è la meno invasiva, eliminando differenziazioni nei territori. Si riprende la scalettatura dei protocolli Ispra, che diversifica in progressione la forma di caccia: la braccata è solo l’ultima soluzione, ultimo anello di una catena di interventi”. La nuova legge, conclude Bezzini, “fa un grande passo avanti anche nel percorso più adeguato alla lavorazione delle carni” e risponde ad una situazione “di natura eccezionale e credo che lo faccia con equilibrio, in coerenza con principi dell’ordinamento giuridico e anche con gli indirizzi sulla sostenibilità”. (s.bar) – segue –
Gli interventi di Marco Niccolai (Pd), Stefano Scaramelli (Pd), Jacopo Alberti (Lega Nord) e Andrea Pieroni (Pd) – “Nel derby che si gioca nelle opposizioni – attacca Marco Niccolai (Pd) –, fatto di populismo, e propaganda politica, questa volta il gol l’ha segnato il consigliere Fattori: so che si possono usare toni accesi, ma sentir paragonare l’attività della caccia alla criminalità organizzata mi sembra un’offesa francamente alla nostra intelligenza. Una caduta di stile sulla quale spero abbia modo di riflettere”. Meglio sarebbe, prosegue Niccolai, “leggere attentamente gli articoli della legge: l’attenzione ai danni subiti dall’agricoltura è stata arricchita dal lavoro della commissione”, e cita “gli articoli uno, tre, sulle aree potenzialmente danneggiabili e terreni potenzialmente coltivabili, e quattro, nel quale il calendario venatorio viene definito, tenuto conto dei periodi in cui si manifestano maggiormente i danni. Non c’è deregulation: per nove volte viene preso a riferimento l’Ispra. Si prevede una verifica annuale – osserva ancora Niccolai –, quindi ci rivedremo prima dei tre anni, cui faceva riferimento la consigliera Galletti. Mi spiace che si affronti questo tema con la tifoseria, la questione degli ungulati riguarda tutti i cittadini toscani, i dati dicono che la Toscana è un unicum”.
L’assessore Remaschi ha fatto bene a coinvolgere il Consiglio regionale – esordice Stefano Scaramelli (Pd), presidente della commissione Sanità –. Proviamo ad assumerci la responsabilità rispetto all’esplosione di un problema. L’obiettivo è di ridurre il numero degli ungulati, ogni anno ci siamo dati la possibilità di valutare i risultati, limare il provvedimento e sapere se la legge ha prodotto o non prodotto effetti. È evidente che c’è una popolazione smisurata di ungulati anche vicino alle realtà urbane e in agricoltura spesso non si arriva al raccolto. C’è un problema di sicurezza stradale. A questa legge va riconosciuto equilibrio. Il Consiglio ha lavorato per quattro mesi, chi non condivideva poteva presentare non solo emendamenti ma proposte di legge differenti. Noi non sappiamo se riusciremo a risolvere il problema, l’assessore ci ha messo la faccia, ci assumiamo la responsabilità di provarci”.
La Lega Nord “deciderà se votare a favore o contro nel corso della votazione, lo faremo sulla base dell’accoglimento dei molti emendamenti che abbiamo presentato”, avverte il consigliere Jacopo Alberti. “In commissione – prosegue – devo dare atto che è stato fatto un buon lavoro, in termini di partecipazione e approfondimento. Riscontro intorno un clima di guerra ideologica. Eppure i danni sono quantificabili in milioni di euro e qualcosa deve essere fatto. Questa legge, a grandi linee è giusta. Sono indignato, perché vedo tanta gente che si preoccupa dei cinghiali e non delle condizioni dei cittadini toscani”.
Secondo Andrea Pieroni (Pd), che si sente di “ringraziare l’assessore Remaschi e la commissione regionale per il lavoro e l’impegno”, la legge “è ben fatta, e lo conferma il fatto che nessuno dei soggetti portatori di interessi è soddisfatto. C’è un equilibro da ristabilire – prosegue il consigliere –, la questione va affrontata con decisione, senza schieramenti ideologici ma con soluzioni efficaci. C’è un rapporto alterato nell’ecosistema, tra presenze di ungulati e flora, vegetazione, sottobosco. Un rapporto che mette in crisi la biodiversità sia vegetale che animale, mette in difficoltà le produzioni agricole, porta all’abbandono dei terreni. E causa incidenti gravi, anche mortali. Non possiamo restare indifferenti, è in ballo anche l’incolumità delle persone. La legge è straordinaria e come tutte le leggi-obiettivo si dà uno scopo, un tempo limitato ed è soggetta a verifiche, aggiornamenti e correzioni in corso d’opera. Non è una legge marziale, non si decide lo sterminio degli ungulati in Toscana. Non è un far west, i soggetti coinvolti nell’attuazione della legge sottostanno a regole. Termini esasperati sono fuoriluogo. La filiera economica c’è già, semmai è priva di regolamentazione. La nuova legge interviene anche su questo”.
Gli interventi di Marco Casucci (Lega Nord) e dei consiglieri del M5S Andrea Quartini, Gabriele Bianchi, Giacomo Giannarelli, Enrico Cantone – “Per valutare se questo provvedimento è opportuno – ha detto Marco Casucci(Lega Nord) – guardo l’interesse della mia terra, la Toscanae ascolto la voce della gente”. Casucci ha ricordato che “la Toscanaha una densità record di ungulati, inferiore in Europa solo all’Austria”. “La situazione degli ungulati – ha aggiunto il consigliere regionale – è da tempo fuori controllo e lo squilibrio tra specie animali ha comportato ingenti danni ad allevatori e agricoltori. Tra le zone più colpite dall’emergenza vi è la provincia di Arezzo”. Definendo la legge “tardiva”, “condivisibile nell’impostazione” ma “ancora lontana dall’essere una buona legge”, Casucci ha detto che il voto della Lega dipenderà dall’accoglimento o meno di alcuni emendamenti.
“Una legge discutibile che di fatto è una sorta di licenza ad uccidere”, così Andrea Quartini (M5S). Il consigliere regionale ha parlato di “squadroni di cacciatori armati fino ai denti che imperversano sul territorio”. “Il problema centrale – ha detto – consiste nella deregolamentazione, praticabile ogni giorno per tre anni”. Quartini ha proposto “l’immediato divieto al foraggiamento e ripopolamento” e ha ricordato le vittime della caccia, “più di 100 morti l’anno”, “deregolamentare la caccia aumenta la probabilità di incidenti umani”. “Una legge che conviene ai cacciatori, ai produttori di armi e alla filiera delle carni” ha aggiunto proponendo di “garantire più sicurezza, di attribuire alle forze dell’ordine la possibilità di fare controlli a tappeto anche rispetto all’uso di droghe e di alcol, a valutare l’idoneità dei cacciatori”.
Anche Gabriele Bianchi(M5S) si è soffermato sull’aspetto della sicurezza: “In Italia sono 526 le vittime della caccia in tre stagioni venatorie, in Toscana 105 tra feriti e deceduti, il dato più alto”. Il consigliere ha parlato dei cacciatori, “ridotti negli ultimi dieci anni a 95mila unità”, come “una popolazione anziana che per il 70 per cento è di ultrasessantenne”.
Il capogruppo del M5S, Giacomo Giannarelli, ha parlato della proposta di emendamento in cui si chiede alla “Regione di avvalersi del supporto scientifico di istituti di ricerca”. Giannarelli ha invitato a soffermarsi sulla parte della legge in cui si parla di caccia con l’arco, definita “un metodo efficace, ecocompatibile, etico e sicuro. Sull’ecocompatibile siamo d’accordo perché non si usano pallottole di piombo, che sia sicuro è tutto da dimostrare ma sull’etico devono valutare cittadini e politici”. Giannarelli ha ricordato metodi alternativi, per contrastare i danni prodotti all’agricoltura, come “recinzioni elettriche e foraggiamento dissuasivo”.
Enrico Cantone(M5S) ha parlato di “rispetto del prossimo e della natura”. “Chi applicherà il controllo delle regole?” ha domandato il consigliere. Tra le proposte del M5S Cantone ha ricordato la possibilità di creare “camminamenti, sovrapassaggi, passaggi alternativi”. “La cultura – ha concluso – deve portare al rispetto della vita degli animali”.
Gli interventi di Stefano Mugnai (Forza Italia), Leonardo Marras (Pd), Claudio Borghi (Lega Nord), Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia), Elisa Montemagni (Lega Nord) – “In questa legge vedo un grave ritardo”. È intervenuto così il capogruppo di Forza Italia, Stefano Mugnai, che ha espresso voto favorevole all’atto, definendolo “perfettibile”. “Non si capisce – ha aggiunto Mugnai – che la Toscana è così bella perché è stata modellata dall’azione dell’essere umano, in una logica di attenzione al territorio. Un intervento è necessario e questa legge mostra la volontà di cambiare atteggiamento da parte della maggioranza”.
Il capogruppo Pd Leonardo Marras ha parlato di “civiltà rurale di cui la cultura venatoria fa parte” e del ruolo del cacciatore oggi. “La caccia – ha detto Marras – non è sport, è una concessione dello Stato, perché si possa usare come strumento di equilibrio per la conservazione della natura”. Marras ha poi raccontato le lamentele dei cacciatori, “perché sono usati non secondo le loro volontà, attitudini e tradizioni, ma secondo altri criteri e regole”. “Questa legge – ha concluso – dice che il 70 per cento del territorio toscano è vocato agli ungulati: qui gli animali ci devono stare ad una densità sostenibile, mentre nel restante 30 per cento questi animali devono essere eradicati”.
“Di aumento esponenziale di cinghiali in Toscana” ha parlato il portavoce dell’opposizione Claudio Borghi (Lega Nord) forse dovuto, secondo il consigliere, alla mancanza di adeguate leggi di controllo. Borghi ha invitato il Pd a porre attenzione agli emendamenti della Lega, “i nostri emendamenti non sono campati per aria, arrivano da confronti con il mondo dell’agricoltura – ha detto – servono a rendere qualificante la legge, confido che un po’ siano accettati e da quanti e quali dipenderà il nostro voto finale”.
Sì all’atto dal Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia): “Voto a favore – ha detto – perché ci sono esigenze improrogabili per gli agricoltori, perché sono convinto che la caccia non sia un male assoluto”. “Il cacciatore – ha concluso Donzelli – aiuta a tenere puliti i boschi e i sentieri, a tenere vivo il territorio”.
Elisa Montemagni (Lega Nord) ha dichiarato che la legge è “un passo avanti, ma arriviamo in ritardo”. Montemagni ha parlato dell’abbattimento dei capi come “unica soluzione per il mantenimento del territorio”. Anche Montemagni ha ribadito che dall’accoglimento o meno di alcuni emendamenti dipenderà il voto della Lega.
LEGGI Ungulati, in Toscana il contenimento è Legge. Cia: ‘Ora attuare strumenti e risorse’
Ungulati in Toscana: proposta una legge obiettivo per contenerli
Ungulati, come funzionerà la legge obiettivo in Toscana
Inaugurato in Toscana il primo macello di carne di selvaggina abbattuta
Allarme cinghiali in Toscana, chi è contro la Legge regionale ne adotti uno