Sì ai prodotti tipici ‘made in Italy’ e ‘made in Tuscany’, ma dubbi sulla quota fissa di prodotto regionale nella ristorazione, che potrebbe rappresentare un boomerang pericoloso. E’ il commento della Cia Toscana, che apprezza l’iniziativa del Comune di Firenze, ma esprime dubbi sull’idea del Comune di Firenze di imporre ai ristoranti del centro storico un minimo del 70% di prodotti di provenienza regionale. Il turista straniero – secondo Filippo Legnaioli, presidente Cia di Firenze e vicepresidente regionale – deve avere la possibilità di assaggiare il pecorino toscano o di bere una bottiglia di Chianti in un ristorante di Venezia o di Roma, così come chi viene a Firenze deve poter trovare in centro la pizzeria che utilizza mozzarella di bufala campana, mangiare pasta di Gragnano, o semplicemente poter scegliere vini di qualità di altre regioni.
Gli agricoltori italiani e toscani hanno bisogno che la ristorazione valorizzi, prima di tutto, le produzioni agricole ed agroindustriali di qualità – sottolinea la Cia Toscana -, promovendo l’utilizzo di prodotti tracciati e certificati. Solo in questo modo si combatte il degrado dell’offerta alimentare nei centri storici. Imporre percentuali di provenienza dei prodotti rischia di danneggiare l’agricoltura.
«Il cibo è innanzitutto cultura – commenta il presidente Cia Toscana, Luca Brunelli -, e una città come Firenze, giustamente candidata a rappresentare la qualità agroalimentare nel mondo, non può chiudersi in una visione provinciale. L’esempio da seguire – prosegue Brunelli – è quello di Expo o, per rimanere a Firenze, quello del Mercato di San Lorenzo, vetrina delle tipicità del nostro paese». Cia Toscana manifesta la propria disponibilità ad un confronto nel merito e lancia al Comune di Firenze un’idea concreta: «La Città metropolitana di Firenze – propone Brunelli – si faccia promotrice di una “Rete della ristorazione di qualità” che coinvolga le amministrazioni delle città storiche, i ristoratori e gli agricoltori, dando vita ad un “patto per il cibo” con impegni concreti ed una visibilità nei confronti dei consumatori».
Cia Toscana è in prima linea nel promuovere la filiera corta e la vendita diretta. Il progetto di filiera presentato a ottobre da Rete Qualità Toscana, la rete di imprese promossa dalla Cia regionale, punta proprio alla diffusione dell’agri-ristorazione ed a nuove relazioni tra mondo agricolo e ristoratori; la strada è quella che passa per la promozione dei prodotti che rappresentano le tipicità delle nostre agricolture, l’educazione del consumatore, l’informazione corretta su qualità e provenienza dei prodotti. E secondo Rete Qualità Toscana, il Comune di Firenze, se vuole dare una mano agli agricoltori, dovrebbe intanto ripristinare il “Mercatale” dei produttori agricoli, appuntamento mensile apprezzato dai cittadini e dai turisti, ma di fatto, abbandonato di fatto dall’Amministrazione.