Dopo la legge nazionale n.125 del 25 marzo 1959, che ha disciplinato la realtà dei primi mercati all’ingrosso italiani, nonché delle relative attività di stoccaggio, sosta e conservazione delle merci, solamente con il cosiddetto Piano Mercati della legge n.41 del 28 febbraio 1986 c’è un cambiamento nella struttura e nella funzione dei Mercati, a cui sono destinati interventi del governo mirati alla modernizzazione e alla trasformazione della realtà dei Mercati. Da semplici luoghi di commercio, i Mercati si trasformano culturalmente e strutturalmente, diventando centri strategici di erogazione di servizi, nonché di promozione commerciale e valorizzazione della produzione italiana. Sono infatti rivoluzionate le strutture di 14 mercati italiani, come ad esempio Roma, Milano, Torino, Firenze, Verona, Fondi, Padova e Bologna, le quali sono dotate di nuovi macchinari ed attrezzature per la fornitura di servizi aggiuntivi ai clienti, come l’imballaggio, il controllo qualitativo ed igienico-sanitario dei prodotti o ancora l’utilizzo di piattaforme per il controllo delle transazioni. Questo intervento porta ad un cambiamento nella denominazione dei Mercati italiani più importanti che assumono il nome di “Centri Agroalimentari”, in riferimento al loro ruolo strategico di piattaforme logistiche e distributive, di punti nevralgici e snodi commerciali all’interno della filiera agroalimentare.
Il nuovo status di Centri Agroalimentari si estende a tutto il sistema, coinvolgendo nella trasformazione le città, che vedono nascere nuove strutture appena fuori dai centri storici, agli altri attori della filiera, che devono rapportarsi con attori sicuramente più innovativi e strutturati, nonché con gli altri mercati all’ingrosso, che cominciano a guardare al modello gestionale di questi nuovi soggetti del commercio all’ingrosso. In tutti i maggiori mercati la gestione è trasferita dalle amministrazioni comunali, che, in molti casi, restano proprietari degli immobili, a società di capitale nate dalla partnership fra enti pubblici ed operatori privati attivi nei mercati stessi, continuano così a mantenere la loro evidente funzione di interesse collettivo. Gli investimenti della legge finanziaria del 1986 chiaramente rafforzano il valore aggiunto fornito dai Centri Agroalimentari che si esplica nelle seguenti attività: la trasparenza ed il pieno controllo dei prezzi dei prodotti da parte del produttore lungo tutta la filiera; la quotidiana flessibilità nel far incontrare le esigenze della domanda e dell’offerta, ottimizzando la distribuzione ed eliminando gli sprechi alimentari; la specifica conoscenza della merce; la disponibilità di informazioni dettagliate relative alle preferenze di tutti gli attori della filiera, dai produttori ai consumatori finali; l’esistenza di una rete commerciale di respiro mondiale, competente ed adattabile alle esigenze reali del mercato.