MONTEFALCIONE (Avellino) – Una burocrazia che occupa una giornata lavorativa su tre, una burocrazia che rallenta gli investimenti e la competitività sui mercati delle aziende agricole. Una burocrazia che troppo spesso strangola i nostri imprenditori.
Quante volte abbiamo raccontato storie di mala-burocrazia in agricoltura o di controlli spesso non proporzionati alla situazione da parte degli organi preposti, anche perché stiamo parlando di persone che lavorano per produrre un vino, un olio, un formaggio; persone che fanno qualità e realizzano reddito, e che mantengono la bellezza dei nostri territori, da nord a sud.
Terra di grandi vini Questa volta la storia che vogliamo raccontare ci arriva da Montefalcione, in Irpinia, terra d’eccellenza dell’Italia del vino, dove si producono i grandi Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Taurasi DOCG. Ma non parliamo stavolta di qualità, di ‘bicchieri’ e di successi del vino italiano nel mondo.
Siamo all’azienda Donnachiara che oltre alla produzione delle tre Docg irpine (Fiano di Avellino, Taurasi e Greco di Tufo), e dei tradizionali Aglianico e Falanghina, ha aggiunto il Coda di Volpe a partire dalla vendemmia 2011.
Lo sfogo
La titolare è Ilaria Petitto, dinamica e brillante imprenditrice vitivinicola, che attraverso la propria pagina Facebook ha rilanciato un tema sempre attuale, con cui le aziende italiane – ed in particolare quelle irpine – devono fare i conti, ovvero la mala-burocrazia e i controlli indiscriminati.
Un Paese a misura di…
“Viviamo in un Paese che sembra fatto apposta per “delinquenti”, dove le persone per bene che lavorano onestamente e creano sviluppo vengono ostacolate in tutti i modi. Odio, gli sfoghi su Fb – scrive la titolare di Donnachiara -, la mia è più una denuncia. Mi riferisco ai controlli che la Guardia Forestale, esegue, in questi giorni di vendemmia, sui mezzi che trasportano le uve in cantina.
Tralascio sulla qualità di una vendemmia come quella di quest’anno, per non essere una voce fuori dal coro, rispetto a tutti quei produttori, che diranno, che, miracolosamente, nel loro vigneto esiste un microclima diverso, dal tempo balordo di questi ultimi 6 mesi, e che quindi, anche la 2016 sarà una grande annata. Mi soffermo piuttosto sul fatto che ci si accanisca contro dei poveri Cristi – prosegue -che trasportano pochi quintali di uve, sotto la pioggia, per percorsi di pochi chilometri, e che devono subire posti di blocco, dove 6-7 persone di uffici diversi: Guardia Forestale e Antifrode, ti incalzano, manco trasportassi rifiuti tossici, e dopo ore di indagini ti verbalizzano multe per importi di 7mila euro, con sequestro del mezzo”.
“Il tutto – aggiunge la Petitto – perché non sei iscritto all’albo per trasporto conto terzi, e non hai la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) della ASL per il trasporto di alimenti. Beh, devo dire che più vado avanti nella mia attività imprenditoriale, più comprendo tanti che sono andati a fare impresa all’estero, tanti che evadono le tasse, tanti che guardano allo Stato, come alla “peggiore mafia” che rovina questo Paese. Questo è un Paese che si avvantaggia dell’intraprendenza dei privati e che ti restituisce solo pugni in faccia» conclude con molta amarezza l’imprenditrice campana”.