Il finanziamento che l’Europa elargisce tramite la Politica agricola comune (Pac) riguarda ogni anno praticamente tutta l’agricoltura italiana. Tuttavia, sul totale delle risorse agricole destinate all’Italia – oltre 50 miliardi complessivi per il periodo 2014-2020 – «il 20% dei beneficiari ne riceve l’85,7%, mentre il 14,3% di fondi rimanenti sono appannaggio dell’80% degli agricoltori che ne hanno diritto». È quanto emerge da uno studio presentato a Bruxelles dalla Cia-Agricoltori italiani secondo cui «questo squilibrio muove da una serie di scelte strategiche sbagliate che rientrano nella normativa che regola la Pac fino al 2020».
Scenario cambiato, c’è da riformare la Pac Per questo, a conclusione di una giornata di confronto e dibattito con i protagonisti della scena politica europea, il presidente della Cia Dino Scaravino ha lanciato una nuova sfida in favore di una «riforma radicale» che tenga conto di tre elementi: «la semplificazione», per ridurre la burocrazia che frena investimenti e ammodernamento; «un nuovo rapporto tra agricoltura e territorio e al suo interno con la riorganizzazione delle politiche di sviluppo rurale»; «la definizione di nuovi strumenti per gestire la tensione dei mercati agricoli». Così, a quasi 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma, è emersa la necessità di prendere atto che da allora lo scenario è cambiato e bisogna intervenire. E proprio il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha annunciato «l’adozione prima della fine del 2017 di una comunicazione sul futuro della Pac post-2020» in cui «semplificazione e ammodernamento saranno le parole chiave».
A lavoro per una nuova Pac Numerosi i partecipanti al dibattito. Tra questi l’eurodeputato Paolo De Castro, coordinatore del gruppo S&D in commissione agricoltura, ha concordato con l’obiettivo della Cia di lavorare per migliorare i contenuti positivi che l’Esecutivo ha messo sul tavolo con la proposta di semplificazione Omnibus. «La prossima settimana a Strasburgo – ha spiegato – definiremo il percorso per gestire la fase parlamentare della proposta Omnibus ed arrivare entro al massimo l’estate 2017 al voto in plenaria». Giovanni La Via presidente della commissione ambiente del Parlamento Ue, ha a sua volta sollecitato «una Pac fortemente ambientale non solo nel senso tradizionale ma anche più attenta alle emissioni». Insomma, nella lotta globale al cambiamento climatico anche l’agricoltura dovrà fare la sua parte. Su un altro fronte – ha aggiunto – «c’è anche la necessità che tutti collaborino per evitare che trasferendo merci vengano trasferiti anche parassiti indesiderati». Ripartiamo da una Pac «anno zero – ha concluso Scanavino – che possa tornare ad essere un elemento unificante dei popoli europei, che possa mitigare il diffondersi dei populismi ed avere, ancora più di oggi, un ruolo centrare nella gestione dell’immigrazione».