Un ponte con la Cina, alla ricerca di sbocchi commerciali e nuove occasioni di business. È lo sterminato mercato cinese che offrirà grandi occasioni ai prodotti ortofrutticoli italiani. Macfrut, la fiera in programma a Rimini dal 10 al 12 maggio (www.macfrut.com), si candida ad esserne il vettore. L’edizione 2017 della fiera, stata presentata all’ambasciata italiana a Pechino, sarà l’edizione della Cina, paese partner della rassegna, già oggi mercato di riferimento del kiwi italiano.
Kiwi italiano protagonista in Europa e in Estremo Oriente L’Italia, primo produttore in Europa di kiwi con 500mila tonnellate, ha visto crescere l’export del proprio prodotto in Cina di ben 7 volte negli ultimi cinque anni, tanto che il 69% del kiwi europeo in Cina è Made in Italy. «A riprova delle potenzialità di questo mercato basti ricordare che nel 2015 Nuova Zelanda e Cile hanno esportato oltre 47.000 tonnellate di kiwi» sottolinea una nota di Macfrut.
Il mercato cinese La Cina con tassi di crescita del PIL e consumi inimmaginabili per il nostro Paese, prosegue il comunicato, si presenta come un potenziale mercato anche per altre specie ortofrutticole, soprattutto con la auspicata caduta delle barriere fitosanitarie che oggi ne impediscono l’export. Qualcosa si sta muovendo e dal 2016 si è aperto il mercato delle arance italiane e a breve è attesa l’apertura su mele e pere. E che se sia un mercato dalle ampie potenzialità lo evidenzia un dato: circa il 20% della popolazione cinese (in totale è di circa 1 miliardo e 400 milioni di abitanti) ha raggiunto uno status di benessere che lo porta alla ricerca di prodotti di qualità e d’importazione. Non solo: prodotti strettamente legati al territorio d’origine e dalla forte identità di cui il “made in Italy” riveste un richiamo unico nel mondo, sia per i prodotti enogastronomici in generale (per fare un esempio, l’export di vino in Cina è cresciuto +28%), sia per l’ortofrutta. Da qui il ruolo strategico della Cina che alla 34esima edizione di Macfrut vedrà la presenza dei principali importatori del grande stato Asiatico, interessati anche sul fronte delle tecnologie di cui l’Italia è leader mondiale.