L’agricoltura veneta nel 2016 vale 5,5 miliardi di euro. A tanto arrivano le stime elaborate dagli esperti di Veneto Agricoltura sulla produzione lorda agricola dell’anno appena concluso che, sostanzialmente, non si discosta da quella del 2015 (-0,3%). I dati presentati a Legnaro (Padova) da Regione e Veneto Agricoltura mostrano, in linea generale, che l’annata agraria 2016 ha registrato un aumento complessivo del 4,1% della quantità prodotta, con percentuali che variano dal 3,3% al 6,3% per i principali comparti. Su questo quadro positivo si innesta però l’andamento negativo dei mercati, ovvero prezzi generalmente più bassi, che in pratica hanno penalizzato il valore finale della produzione, in particolare di quella zootecnica e parzialmente delle colture erbacee. In leggero aumento invece il valore delle colture legnose, sostenuto soprattutto dai buoni risultati del settore vitivinicolo.
«Analisi congiunturali come questa – ha ricordato il direttore di Veneto Agricoltura, Alberto Negro – rappresentano utili strumenti per gli imprenditori agroalimentare veneti che così possono meglio programmare la propria attività e migliorare la redditività aziendale. L’attività dell’Agenzia Veneto Agricoltura, partita ufficialmente lo scorso 1° gennaio, punterà anche su queste tipologie di servizi, rivolti proprio al rafforzamento delle imprese».
In dettaglio i dati elaborati (con un forcing, come tradizione) dalle strutture di valutazione economica dell’Agenzia, sull’andamento del settore agroalimentare veneto nel 2016, anno appena conclusosi.
Colture estensive Un andamento climatico sostanzialmente favorevole ha favorito le colture estensive estive, soprattutto mais e soia, che hanno incrementato la resa rispetto all’anno precedente. Il calo della superficie ha tuttavia determinato una flessione produttiva del mais a 1,7 milioni di tonnellate (-4%) e del riso (-7%), mentre la stabilità degli ettari a soia ha consentito un raccolto superiore del 3% rispetto al 2015. I cereali autunno-vernini hanno invece risentito dell’eccesiva piovosità di maggio e giugno che ha peggiorato la resa, ma l’aumento degli investimenti per queste colture – sempre più spesso utilizzate in alternativa al mais – ha determinato incrementi produttivi significativi: frumento tenero +8,5%, frumento duro +73% e orzo +35%. In calo la produzione della barbabietola da zucchero (-7%), penalizzata dalla contrazione della superficie, e del tabacco (-4%). In forte ripresa le colture bioenergetiche: triplicata la produzione di girasole, quasi raddoppiata quella di colza.
Colture orticole Risultati altalenanti, a seconda della stagionalità, per le principali colture orticole: aumenta la produzione di patate (+10%), radicchio (+9%) e lattuga (+54%), cala invece la produzione di fragole (-11%). La superficie complessivamente investita a patate e ortaggi è aumentata del 5% rispetto al 2015, in particolare l’aumento interessa le piante da tubero che segnano un +15% e le coltivazioni in serra +21%.
Colture frutticole Anche le colture frutticole mostrano dei risultati in chiaroscuro: cresce infatti del +7% la produzione di mele, in seguito a un incremento di superficie dedicata, e di actinidia (+9%). Calano invece i raccolti di pere (-11%), pesche (-4%) e ciliegie (-2%). Dal punto di vista commerciale va segnalata la ripresa dei prezzi delle pesche dopo due annate negative (+37%); bene pere e ciliegie (rispettivamente +7% e + 10%), in calo le quotazioni di mele (-9%) e actinidia (-30%).
Vitivinicoltura La vitivinicoltura veneta inanella un’altra buona annata. La produzione di uva aumenta del 4% rispetto alla già abbondante vendemmia del 2015, raggiungendo la quantità record di 13 milioni di quintali dai quali si dovrebbero ottenere circa 10,1 milioni di ettolitri di vino. Questi importanti risultati devono comunque tener conto dell’aumento dell’8% di nuove superfici a vigneto. Anche i prezzi delle uve sono risultati generalmente in aumento (+5,5% in media), sospinti dalle note positive della vendemmia e dall’andamento crescente delle esportazioni (+8,8% in valore nei primi 9 mesi del 2016).
Zootecnia Nel Veneto, la quantità di latte prodotta è salita a 1,14 milioni di tonnellate (+1,2%), ma il prezzo è calato mediamente dell’8%. La carne bovina ha subìto la contrazione dei consumi interni (-4,8% in quantità e -6,8% in valore), ma ha beneficiato di una maggiore attenzione del consumatore verso il prodotto nazionale, determinando un aumento delle macellazioni sia in numero di capi (+4,2%) che in peso morto (+2%). La difficile situazione dei mercati ha tuttavia influito sul calo dei prezzi mediamente dell’1-2%. Il comparto della carne suina sembra invece aver trovato nuovo impulso dall’apertura del mercato cinese, che ha consentito di alleggerire la pressione sui mercati europei. Le macellazioni sono aumentate del 5,2% per numero di capi e del 3,1% in peso, e anche in Veneto la produzione è aumentata di circa il 2% trainata da quotazioni di mercato mediamente in crescita dello 7,5%. All’incremento produttivo della carne avicola in regione (+7%) ha invece fatto riscontro un ribasso dei prezzi di mercato mediamente dell’11%, determinando un calo della redditività degli allevamenti.
Pesca Dopo 15 anni di progressiva contrazione, la flotta peschereccia veneta torna a crescere leggermente (+0,3%) e così il numero di imprese dedite alla pesca (+1,2%). La produzione della pesca marittima relativa al primo semestre 2016 è stimata comunque in calo del 18,7%.
Imprese agricole e occupati Ancora in calo il numero delle imprese agricole iscritte alle Camere di Commercio del Veneto, sceso nei primi nove mesi del 2016 a 64.524 unità, in flessione dell’1% rispetto allo stesso periodo del 2015. Cala leggermente anche il numero di imprese dell’industria alimentare a 3.686 unità attive (-0,75%). In significativo aumento invece gli occupati in agricoltura, che nei primi tre trimestri del 2016 registrano un +18%, derivante dall’aumento del 12% degli occupati indipendenti e del 26% degli occupati dipendenti.
Commercio con l’estero Notizie positive dal commercio con l’estero: il deficit della bilancia commerciale veneta dei prodotti agroalimentari relativa ai primi tre trimestri del 2016 risulta quasi dimezzato (-49,5%) rispetto allo stesso periodo del 2015, essendo sceso a 210 milioni di euro in seguito a un incremento delle importazioni (4,8 miliardi di euro, +1%) decisamente inferiore all’aumento delle esportazioni (4,6 miliardi di euro, +6,1%).