«Sul Parco Terra delle Gravine non si sbagli per la seconda volta: senza aziende non c’è reale sviluppo economico, perciò è necessario che entri nella gestione la Camera di Commercio di Taranto». Luca Lazzaro, presidente di Confagricoltura Taranto, prova così a riportare il tema delle ricadute economiche sullo stesso piano della tutela ambientale. Dalla Conferenza di Servizi che si è è svolta in Regione Puglia e finalizzata a rimettere mano alla legge regionale n. 18/2005, in particolare al capitolo della gestione dell’Ente Parco destinato a passare dalla Provincia di Taranto ad un Consorzio di Comuni, manca infatti «la parte più importante».
Opportunità di sviluppo economico «A nome di Confagricoltura Puglia – sottolinea Lazzaro – ho posto il problema del ruolo delle aziende agricole, ma in generale delle imprese, che ancora una volta restano solo sullo sfondo. Siamo d’accordo con l’assessore Anna Maria Curcuruto quando identifica nella gestione del Parco delle Gravine uno strumento di governo del territorio e, insieme, come un’opportunità di sviluppo economico: è necessario, però, essere conseguenti e prevedere meccanismi di partecipazione». Senza rappresentanza nell’assemblea dei consorziati, difatti, per Lazzaro sarà «molto difficile che le aziende abbiano una concreta possibilità di attivare circuiti economici e di partecipare alla valorizzazione del Parco».
Imprese restano a guardare Il rischio, non nuovo, è quello di costruire una perfetta macchina burocratica che lasci alle imprese il ruolo secondario di spettatori. «Siamo convinti – rimarca il presidente di Confagricoltura – che per promuovere davvero l’integrazione delle politiche economiche e agricole con quelle ambientali non si possa fare a meno di coinvolgere le aziende e chi le rappresenta. La Camera di Commercio è per giunta un Ente territoriale, per cui la sua partecipazione al fianco dei Comuni darebbe voce alle realtà imprenditoriali e risponderebbe pienamente all’auspicio della Regione che, modificando la legge, punta ad aumentare la consapevolezza di chi vive il Parco, diffondere la cultura dell’accoglienza e favorire la partecipazione attiva delle associazioni territoriali. La nostra proposta va esattamente nella direzione tracciata dalla Regione e sarebbe il modo per ridare vita ad un Parco delle Gravine rimasto imbalsamato per 12 anni. Sbagliare ancora – conclude Lazzàro – sarebbe delittuoso».