«Italia, Unione europea, Usa, Canada. Ma anche Cina, Giappone, Russia, Norvegia, e India. La promozione del Verdicchio e delle altre denominazioni dell’Istituto marchigiano di tutela vini riparte quest’anno con un mix di azioni sia verso i mercati di sbocco tradizionali che sui Paesi emergenti, Cina in primis». Lo ha annunciato, oggi a Enoliexpo Adriatica (a Fermo) nel corso del convegno dedicato all’export enologico, il direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini (www.imtdoc.it), Alberto Mazzoni. «Il nostro consorzio – ha proseguito – è tra i primi ad aver puntato sul valore degli autoctoni, su cui ha investito oltre 20mln di euro dal 2010 a oggi con azioni di promozione finanziate per il 40% direttamente dai nostri produttori. Una scommessa sulla nostra identità che oggi rappresenta sempre più un elemento distintivo del brand Marche».
La promozione dei vini marchigiani È di oltre 4mln il budget di promozione di quest’anno, che somma i 2mln di investimenti previsti nell’ambito della misura Ocm Promozione e gli altrettanti stanziati dal Psr Marche e ripartiti tra azioni promozionali, di informazione e pubblicitarie. Tra i Paesi terzi su cui si concentra l’attività Ocm, gli Usa raccolgono oltre un terzo degli investimenti; budget importanti anche per Canada (19,3%) e Cina (18,3%). A seguire, Giappone (10,5%), Russia (7%), Norvegia e la new entry India. L’Istituto marchigiano di tutela vini unisce 465 aziende associate per 16 denominazioni di origine, di cui 4 Docg. «Il maxi-consorzio – ha aggiunto il presidente Imt, Antonio Centocanti – è una realtà unica in Italia nel suo genere che oggi esprime l’82% dell’export delle Marche e il 45% della superficie vitata regionale, con più di 8mila ettari tra le province di Ancona, Macerata, Pesaro-Urbino, Fermo. Un’area produttiva che fa squadra e che non investe solo in promozione: nell’ultimo biennio stati infatti impiegati oltre 13mln di euro tra ristrutturazione e riconversione vigneti e tecnologia in cantina».
La valorizzazione dei vini delle Marche Il programma di iniziative previste quest’anno e presentate oggi parte forte dalle fiere internazionali, con le collettive di Prowein a Dusseldorf (19-21 marzo), il Vinitaly (Verona, 9-12 aprile) e Tuttofood (Milano, 8-11 maggio). Ancora mix cibo-vino a ottobre, con le rassegne di Anuga (Colonia), il Sana di Bologna e il Polagra Food in Polonia, mentre il vino marchigiano sarà protagonista per un anno a ‘Fico’, il nuovo parco tematico di Farinetti dedicato all’enogastronomia di qualità e alla biodiversità, in apertura nel prossimo autunno. Numerosi anche gli appuntamenti extrafieristici: Collisioni di Barolo (luglio) sarà replicato con un’edizione jesina (a settembre) tutta dedicata al vino con circa 40 operatori internazionali del settore. E il programma di incoming accompagnerà l’attività in Italia per tutto l’anno, con press tour dedicati in particolare alle due ‘nozze d’oro’, di Verdicchio di Matelica e Rosso Conero Doc ma anche a Bianchello del Metauro e Lacrima di Morro d’Alba e Colli Maceratesi. «Le Marche confermano la significativa crescita dell’export, frutto degli investimenti, consistenti e mirati, realizzati attraverso l’utilizzo dei fondi regionali e della programmazione europea – ha sottolineato Anna Casini, vicepresidente Giunta regionale e assessore Agricoltura Regione Marche -. Anche il nuovo Programma di sviluppo rurale dedica grande attenzione al mondo del vino, fiore all’occhiello dell’agricoltura marchigiana e dell’identità locale. Partendo dai territori, siamo riusciti a proporci sui mercati internazionali con produzioni di qualità apprezzate e richieste. Un lavoro svolto in sinergia con gli operatori e i produttori enologici: senza la loro coesione e condivisione i risultati non sarebbero stati raggiunti».
Trend in crescita Per il direttore area Agroalimentare di Nomisma, Denis Pantini, «nell’ultimo decennio, l’export di vino dalle Marche è cresciuto a valore di quasi il 50%. Gli aumenti più consistenti hanno interessato i mercati extra-Ue, tanto che oggi i Paesi terzi pesano per il 51% sull’export di vino regionale, contro un’incidenza che nel 2005 era pari ad appena il 34%. L’incremento delle esportazioni in questi mercati è stato in linea alla media nazionale, con alcune aree come la Cina, la Russia, la Norvegia dove le dinamiche di crescita sono stati sensibilmente superiori al dato medio nazionale, così come rilevato nell’Ue con la domanda tedesca (+25%)». «Il legame tra terroir e le sue aziende è indispensabile ed è la ragione per cui la cosiddetta promozione esclusivamente ‘istituzionale’ spesso fatica a rendere evidente e riconoscibile il valore di una denominazione – ha concluso il direttore della testata di settore Wine Meridian, Fabio Piccoli -. È altrettanto fondamentale il ruolo del brand territoriale per supportare le imprese a costruirsi una reputazione efficace e riconoscibile sui mercati internazionali. E l’esempio delle Marche è quanto mai indicativo».