«L’illegalità in agricoltura non è un destino inesorabile al quale non ci si può sottrarre. Si può ambire al rispetto e alla dignità, all’integrazione dei migranti e a una produzione di qualità. Sono più contenta se so di mangiare cibo ‘pulito’». Lo ha sottolineato la presidente della Camera, Laura Boldrini, all’inaugurazione della mostra fotografica, alla Biblioteca della Camera, ‘La buona terra. I campi della legalità’ promossa dall’Associazione nazionale cooperative di consumatori e Coop.
Campi di legalità in mostra Le foto raccontano il lavoro ‘pulito’ di uomini e donne nei campi, libero dallo sfruttamento. Sono state scattate in quattro regioni, Puglia, Lombardia, Sicilia e Calabria: dalla produzione di pomodoro biologico in Capitanata, a quello di Pachino a Siracusa, ai ragazzi maliani che raccolgono agrumi di Libera Terra nella piana di Gioia Tauro, agli indiani sikh che coltivano meloni a Mantova. Sono storie di rispetto delle regole e dei diritti. Dalla primavera scorsa con il progetto ‘Buono e giusto’ vengono esclusi la sistema Coop le aziende agricole che non rispettano la legge sul reclutamento e la retribuzione dei lavoratori. Un bando al caporalato, previsto poi dalla legge approvata in via definitiva alla Camera in ottobre. La mostra, di foto più un documentario con le voci dei lavoratori ritratti, rimarrà esposta dal 10 al 24 febbraio a Palazzo San Macuto
Lotta al capolarato in Italia «La legge sul caporalato – ha concluso Boldrini – è stata fonte per me di grande soddisfazione perché è stato segno di giustizia e frutto di un lavoro integrato, cui hanno contribuito in molti, dai braccianti, con le loro richieste, ai sindacati che hanno saputo veicolare quelle istanze, raccolte poi dal Parlamento. Ora la richiesta è che ci sia monitoraggio e applicazione della legge».