Agricoltura e Cambiamenti climatici si è aperta oggi a Firenze – organizzata da Legambiente in collaborazione con l’Accademia dei Georgofili – con la relazione di Giampiero Maracchi, presidente dell’Accademia.
Interventi Riprendendo l’introduzione del presidente di Legambiente Toscana, Fausto Ferruzza, il professor Maracchi ha innanzi tutto ricordato l’importanza del protocollo di intesa siglato un anno fa tra Georgofili e Legambiente, grazie al quale è possibile una collaborazione strategica su tematiche molto importanti come quella affrontata nell’odierna conferenza.
Crisi globale Maracchi ha poi illustrato il quadro di crisi globale complessiva, che non è soltanto climatica ma anche economica, politica, ambientale e di valori. In questo difficile contesto vanno analizzati i cambiamenti climatici e gli effetti che essi portano sulla nostra agricoltura. Ricordando la Festa della donna che cade proprio domani, il climatologo ha osservato come, da qualche anno, le temperature troppo miti in iautunno portino la mimosa a fiorire anche un mese prima rispetto all’ 8 marzo.
Collaborazione di filiera Citando la dichiarazione di Cork del settembre 2016 sottoscritta da tutti i ministri dell’agricoltura europei, Maracchi ha evidenziato come l’agricoltura nel suo complesso sia l’unica attività umana che riassorbe completamente i gas ad effetto serra che produce. In più essa non si limita alla produzione alimentare ma riguarda anche la produzione di legname, fibre tessili, biocarburanti e altre forme di energia. Il presidente dei Georgofili ha anche ricordato il ruolo dell’Accademia, con i suoi 950 accademici in tutta Italia e in Europa, per promuovere trasferimento di know how, di educazione tecnica e di innovazione, attraverso gruppi di lavoro suddivisi per aree tematiche che riguardano tutti i settori di interesse dell’agricoltura. Maracchi ha concluso il suo intervento, dicendo che tuttavia non basta riconoscere l’importanza globale dell’agricoltura: è indispensabile ripensarla attraverso una collaborazione di filiera che garantisca un reddito equamente distribuito a tutti i livelli, altrimenti sarà comunque un settore destinato all’abbandono e questo non possiamo permetterlo.