Non c’è crescita del comparto agricolo senza programmazione e collaborazione tra le parti. E poi il futuro della Pac ed i settori in crisi, passando per la semplificazione e i temi del lavoro. Ne abbiamo parlato con il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, sui problemi dell’agricoltura di oggi e di quella che verrà.
Ministro Martina, immaginando una revisione della Pac, post 2020. È possibile a suo avviso un riequilibrio verso le colture mediterranee e quindi verso il modello agricolo italiano?
Vogliamo una PAC più semplice, con investimenti per l’innovazione e per la tutela del reddito, che dia futuro alle nostre filiere. Con le Regioni siamo impegnati per valorizzare al meglio la distintività del nostro modello agricolo e dare risposte concrete ai nostri agricoltori e allevatori. Puntiamo soprattutto a un’equa redistribuzione delle risorse e al rafforzamento degli strumenti per la gestione delle crisi di settore.
Proseguono le oscillazioni dei prezzi su diverse produzioni come cereali e latte. Come si può contrastare questo fenomeno?
Questi due esempi ci dicono degli effetti che il mercato globale ha sulle produzioni locali. Nel latte come nel grano le quotazioni internazionali arrivano a pesare sui bilanci delle nostre piccole e medie imprese dalla Lombardia alla Puglia. Per far fronte a questa situazione abbiamo messo in atto alcune misure in campo nazionale ma è necessario agire anche a livello europeo perché il problema non riguarda solo il nostro Paese. Siamo intervenuti con un fondo da 30 milioni per l’avvio del piano cerealicolo nazionale per il triennio 2017-2019. Per aumentare qualitativamente l’offerta di grano italiano abbiamo previsto il sostegno per incrementare la sottoscrizione di contratti di filiera, così da garantire una più equa remunerazione del lavoro agricolo e parametri qualitativi del grano duro conformi con le esigenze produttive dell’industria pastaria. Per tutelare le imprese dalle crisi di mercato, poi, il Ministero promuove una polizza assicurativa per la stabilizzazione del ricavo aziendale. Sul fronte del latte, infine, abbiamo previsto investimenti per 120 milioni, abbiamo attivato il fondo per ristrutturare i debiti e potenziare la moratoria dei mutui bancari ottenuta con Abi e dal 19 aprile scatterà l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per latte e formaggi.
Agricoltura italiana a più velocità. Settori con difficoltà di reddito, altri con ottimi sbocchi sul mercato (agroalimentare) che fanno grande il made in Italy. Quali interventi sono possibili per dare omogeneità alle diverse filiere, e come ridistribuire il valore a favore delle aziende agricole?
Il gioco di squadra è fondamentale. Non c’è crescita del comparto senza programmazione e collaborazione tra le parti. Siamo al lavoro per creare nuovi strumenti per favorire l’organizzazione e soprattutto l’aggregazione all’interno delle filiere. L’Italia deve fare un salto di qualità sotto questo punto di vista, accorciando le disuguaglianze che ci sono tra le diverse zone del Paese.
Semplificazione. Nonostante gli interventi portati a termine, le aziende agricole sono alle prese con una eccessiva burocrazia e con ritardi e intralci che ne rallentano la competitività. Come si può migliorare?
È un cantiere sempre aperto. Molto è stato fatto grazie a Campolibero ma ancora tanto c’è da fare. Per i piccoli agricoltori italiani, ad esempio, abbiamo azzerato le pratiche per la domanda unica dei contributi europei. Nel vino abbiamo tagliato. Pensiamo, ad esempio, al fatto che dal 1 gennaio è operativo e obbligatorio il registro telematico del vino che consente di eliminare i registri cartacei, compresi gli adempimenti connessi con la vidimazione. Ma pensiamo anche alla semplificazione burocratica in tema di sprechi alimentari. Con la legge Gadda abbiamo reso più semplice per le aziende donare che sprecare. Andiamo avanti su questa strada liberando le nostre imprese dai lacci della burocrazia.
Industria 4.0: novità annunciate rivolte per lo più alla meccanizzazione; ma anche innovazione, ricerca e trasferimento alle imprese sono strategiche per il futuro del settore. Quali interventi intende adottare?
Vogliamo un settore primario sempre più sostenibile e all’avanguardia e per questo stiamo investendo sulla ricerca con un piano da 21 milioni di euro e sull’applicazione delle nuove tecnologie. Abbiamo lanciato le Linee guida sull’agricoltura di precisione che ora sono parte integrante del progetto Industria 4.0. L’obiettivo è arrivare al 10% delle superfici coltivate con queste innovazioni entro il 2021. Per la prima volta le imprese agricole con bilancio e i contoterzisti potranno accedere all’iperammortamento per investimenti in tecnologie moderne e sostenibili. Per le piccole e micro imprese abbiamo realizzato un bando Inail da 45 milioni di euro per l’acquisto di macchine agricole più efficienti e sicure.
Tema lavoro. Legge sul caporalato contiene aspetti positivi e condivisibili, ma anche l’equiparazione di inadempienze amministrative a reati come lo sfruttamento e il caporalato vero e proprio. Si potrà fare una distinzione?
La legge contro il caporalato difende le imprese oneste dalla concorrenza sleale di chi sfrutta. Abbiamo comunque istituito un tavolo tecnico con gli altri Ministeri coinvolti per delle linee guida applicative che confermano questa impostazione. La lotta è contro i caporali, non contro chi eventualmente dovesse incappare in lievi mancanze.
Per i voucher si continua a criminalizzare l’agricoltura, mentre sono altri i settori che hanno abusato di questo strumento. Cosa ne pensa e cosa si potrà fare anche con il ministro del Lavoro?
In agricoltura c’è già stata una stretta, tant’è che i voucher qui rappresentano circa il 2% del totale di quelli utilizzati. Inoltre c’è da dire che possono essere utilizzati solo per studenti, pensionati e chi è in cassa integrazione. Questo potrebbe essere un buon metodo da applicare anche agli altri settori ma solo dopo un’analisi approfondita. Dobbiamo evitare di accentuare la precarizzazione.