Commissario Hogan, in occasione del 60esimo anniversario della firma della Dichiarazione di Roma, che ricorreva lo scorso 25 marzo, quali sono le opzioni e le prospettive per promuovere l’Unione Europea? Sarà possibile raggiungere obiettivi economici, sociali e occupazionali, ma allo stesso tempo sostenere l’integrazione?
Il 60esimo anniversario dei Trattati di Roma è una occasione sia per guardarci indietro che per guardare avanti. Si può pensare, anche con una certa soddisfazione, che gli ultimi 60 anni siano stati pacifici come non se ne vedevano da secoli in Europa e i più prosperi di sempre. Ma bisogna anche guardare avanti, all’Europa di domani con una certa fiducia. Ora bisogna avere un dibattito onesto e aperto sul futuro dell’Europa e coprire la distanza tra le aspettative delle persone e quello che l’Europa può offrire. La Commissione europea ha pubblicato un Libro Bianco in cui vengono descritte le principali sfide e opportunità per l’Europa nei decenni a venire. Il Libro Bianco delinea cinque scenari, ognuno dei quali offre uno sguardo su un potenziale stato dell’Unione entro il 2025, in base alle scelte operate da essa. Quello che vogliamo è il massimo coinvolgimento del cittadino in questo dibattito sul futuro dell’Europa, in modo da sviluppare una Unione Europea veramente reattiva nei confronti dei bisogni dei cittadini.
Quali possono essere le prospettive per la PAC, considerato che l’agricoltura rappresenta ancora il settore che riceve il sostegno più importante?
Gli obiettivi per la PAC sono stati stabiliti nel Trattato di Roma e la PAC è stata creata 5 anni dopo. Nei 55 anni seguenti, la PAC è stata una delle politiche veramente notevoli dell’Unione Europea. Il suo successo è dovuto principalmente al fatto che si è costantemente adattata al mutamento delle circostanze. Da un periodo di grave carestia sperimentata nel dopo guerra in Europa, la PAC ora garantisce che i cittadini europei godano dei maggiori standard di qualità e sicurezza alimentari al mondo. Si è evoluta per diventare un sistema di produzione alimentare e agricolo orientato al mercato. Ora la PAC deve abbracciare di nuovo le sfide del 21esimo secolo per garantire la competitività e la flessibilità dell’agricoltura europea, per dare un contributo positivo agli impegni internazionali dell’Europa, nell’ambito degli obiettivi di sviluppo sostenibile per le Nazioni Unite e il Trattato di Parigi, e per sostenere e promuovere il ricambio generazionale in agricoltura. Queste sono le ragioni per cui la Commissione Europea ha intrapreso un’iniziativa per semplificare e modernizzare la PAC. Al momento è in corso una consultazione pubblica ed è importante che partecipino più protagonisti possibile prima della data di chiusura, il 2 maggio 2017.
La Brexit è ormai in atto. In termini di risorse e di politiche che cosa cambia per l’agricoltura europea?
Certamente il fatto che il Regno Unito abbia deciso di lasciare l’Unione Europea ci rattrista, ma ormai la decisione è stata presa e gli altri 27 stati membri sono uniti e determinati a procedere e a portare l’Unione Europea a lavorare per loro. Tutte le conseguenze dell’uscita del Regno Unito, non soltanto nel settore dell’agricoltura, ma anche nell’ambito di una serie di politiche dell’Unione Europea, non sono ancora state esaminate. I leader dell’UE si accorderanno sulle linee guida per una negoziazione alla fine di aprile, ma la negoziazione stessa inizierà soltanto dopo qualche tempo. Anche le discussioni sul quadro finanziario pluriennale dell’UE inizieranno più avanti e il futuro finanziamento della PAC verrà vagliato in quell’ottica. Perciò è decisamente troppo presto immaginare quello che sarà l’impatto della Brexit sull’agricoltura europea o su qualsiasi altra politica.
Sulla Riforma della PAC, lei ha promosso una consultazione pubblica che ha preso il via il 2 febbraio. Quali sono i pilastri, su cui, a suo avviso, dovrà basarsi la revisione post 2020?
Lo scopo di lanciare una consultazione pubblica era quello di generare un dibattito sulle caratteristiche del futuro della PAC. La Commissione Europea intenzionalmente non è voluta essere decisionista sul futuro della politica, al contrario, vuole il maggior numero di pareri possibile da parte degli interessati. Abbiamo già ricevuto più di 27mila proposte. Per quanto possibile, quello che vogliamo è una politica che risponda ai bisogni dei suoi protagonisti e nello stesso tempo raggiunga gli obiettivi prefissati nel Trattato. Detto ciò, credo che si abbia bisogno di una politica che assicuri la maggiore flessibilità nell’agricoltura europea, per sostenere gli agricoltori da qualsiasi tipo di instabilità dei prezzi sperimentata negli ultimi anni. In un momento in cui l’UE si è impegnata in una serie di accordi internazionali, è importante riconoscere che gli agricoltori sono una risorsa per quanto riguarda l’ambiente e la sfida del cambiamento climatico. Sono convinto che gli agricoltori possano fare di più ed è nostro compito supportarli nei loro sforzi. Infine, dato che l’Europa sta lottando per mantenere la sua competitività, dobbiamo costantemente lavorare a favore dell’innovazione e di nuove tecnologie; in ciò i giovani agricoltori, altamente competenti e istruiti, hanno un ruolo essenziale. I giovani agricoltori si trovano davanti a barriere importanti, spesso insormontabili, nell’entrare in questa attività ed è dovere della PAC aiutarli, sia in termini di accesso a terreni coltivabili che di accesso al credito.
In occasione della Conferenza dell’agricoltura della Toscana che si è svolta a Lucca, a cui ha preso parte, oltre alla visita a Firenze e al Vinitaly di Verona: quali sono secondo lei i punti di forza e le debolezze dell’agricoltura italiana?
Visito sempre con molto piacere l’Italia per ammirare e godere della qualità e della cura con cui qualsiasi cibo è prodotto. Il cibo prodotto in Italia è della migliore qualità da sempre e la sua reputazione viene riconosciuta in tutto il mondo. Esso è parte integrante della vita, della cultura del paese e della sua popolazione. I produttori italiani hanno abbracciato il Sistema europeo di provenienza geografica con grande entusiasmo, sebbene proteggendo le specialità regionali apprezzate in tutto il mondo, sia che si tratti di Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano o Pecorino Toscano. Come qualunque altro paese produttore di alimenti in Europa, anche l’Italia ha accettato la sfida di mantenere la sua competitività e l’Unione Europea è pronta a continuare a sostenere gli agricoltori italiani in questo senso. La reputazione dell’Italia per i suoi eccellenti prodotti è ben meritata. Voglio vedere i produttori italiani prosperare in futuro come hanno fatto per secoli e sono fiducioso che sarà così, con il forte sostegno della PAC.