Si pensava che bastassero i cinghiali a togliere il sonno agli agricoltori ma purtroppo non è così: adesso il pericolo pubblico numero uno di campi, frutteti e degli orti rischia di diventare il capriolo.
Caprioli dopo le gelate Non c’è un attimo di pace per gli agricoltori astigiani che dopo il flagello del gelo si trovano a fare i conti con un’altra temibile avversità. Molte le colture decimate da questi apparentemente innocui animali. Anche i vigneti purtroppo non sono stati risparmiati: i più colpiti in maniera pesantissima sono stati quelli di Pinot nero e Moscato. I caprioli con le temperature di questi mesi scendono alla ricerca di piccole radici e arbusti da mangiare, creando così gravi danni al settore. Questo ungulato certamente più elegante ed attraente del “cugino” cinghiale, è in realtà altrettanto temibile in quanto riesce a superare agevolmente tutte le barriere che vengono create e va a brucare tutto ciò che si trova fuori terra. Preferisce gli ortaggi più delicati, piccoli frutti, fragole, lamponi e si nutre di frutteti ed essenze forestali, di germogli e della corteccia delle piante più giovani. Se di giorno non ama farsi vedere, col calar del sole il capriolo inizia il suo pasto. «Abbiamo visto personalmente i caprioli più volte infilarsi tra i filari e mangiare le pianticelle di vite. E a differenza degli altri ungulati riescono a cibarsi anche degli arbusti più alti», si lamentano all’unisono gli agricoltori danneggiati che chiedono espressamente di potersi difendere.
«Gli agricoltori lamentano numerosi danni alle loro coltivazioni – afferma Pietro Cirio, imprenditore agricolo, nonché consigliere di Confagricoltura Asti – auspichiamo che venga autorizzata l’autodifesa da parte dei produttori per la salvaguardia dei vigneti e venga garantita la possibilità per i produttori di aggregarsi per battute di selezione degli ungulati. La nostra pazienza è al limite e chiediamo a gran voce che venga convocato un confronto, in tempi stretti, su come affrontare tale problema». Un problema molto sentito, affrontato anche dall’Atc, l’ambito territoriale di Caccia dell’astigiano, che si occupa, tra le varie funzioni, anche di risarcire gli agricoltori danneggiati dalla fauna selvatica. Proprio nelle scorse settimane sono stati messi dall’ente a bilancio 100 mila euro per i danni denunciati nel 2015 nel Sud Astigiano. L’obiettivo è quello di ridurre al minimo i danni provocati alle colture.