La notizia è arrivata come una bomba nella tarda serata del 21 giugno. In una nota il ministero delle Politiche agricole comunicava alle Regioni che la ripartizione per il cofinanziamento del Piano nazionale dei controlli sulla produttività animale svolti dalle Associazioni Allevatori, a causa del ridimensionamento della spesa pubblica passerebbe dagli attuali circa 22,5 milioni di euro annui a soli 7 milioni (all’anno) E questo nonostante una spesa complessiva che supera abbondantemente i 50 milioni di euro annui.
All’immediata reazione del presidente dell’Associazione italiana allevatori (Aia), Roberto Nocentini, che in un comunicato ha espresso la grande preoccupazione per questo provvedimento convocando urgentemente il Comitato direttivo di Aia per affrontare, ha dichiarato, “quella che si prospetta come la più grave emergenza che il sistema allevatoriale abbia mai, in questi 70 anni di storia, dovuto affrontare”, si uniscono lo sconcerto e l’indignazione del presidente e del direttore dell’Associazione regionale allevatori dell’Emilia Romagna, rispettivamente Maurizio Garlappi e Claudio Bovo.
“Il taglio dei finanziamenti che dai 6,7 milioni di euro del 2012 sono passati a 2,7 milioni nel 2016 – sottolinea Maurizio Garlappi – ha di fatto imposto una riorganizzazione di Araer che solo con l’impegno e l’abnegazione di tutto il personale è stato possibile attuare. Insieme con la Regione Emilia Romagna abbiamo realizzato un progetto che ci ha permesso di continuare a essere il punto di riferimento tecnico degli allevatori mantenendo inalterato il livello occupazionale dei nostri dipendenti. Oggi, con l’incomprensibile decisione del Mipaaf, il contributo pubblico si ridurrebbe a circa 850mila euro/annui: un ulteriore taglio che decreterebbe la fine del sistema allevatori”.
“In questi ultimi anni siamo stati chiamati a un impegno gravoso che abbiamo affrontato con coraggio – gli fa eco il direttore Claudio Bovo – perché il settore zootecnico, per la nostra regione e per l’intera nazione, è uno dei pilastri del nostro sistema primario. Se la scure del taglio dei finanziamenti si dovesse di nuovo abbattere su di noi vorrebbe dire non poter realizzare i progetti che abbiamo in cantiere, porre fine all’azione di miglioramento genetico delle razze, abbandonare tutte le azioni a tutela della biodiversità animale che solo noi possiamo garantire, non dare seguito anche a quei progetti sul benessere animale e sulla sostenibilità ambientale che con sempre maggiore determinazione la società civile richiede”. “Non posso che auspicare un cambio di rotta, una presa di coscienza da parte del ministero per le Politiche agricole – conclude il presidente Garlappi – affinchè possa essere scongiurata quella che purtroppo allo stato sembra più di un’ipotesi: la morte della zootecnia italiana”.
GRANA PADANO: IN PERICOLO SISTEMA QUALITA’ LATTE ITALIANO Il sistema allevatoriale italiano, garanzia assoluta per il mantenimento qualitativo del latte italiano, non può e non deve venire penalizzato in questo modo – commenta Stefano Berni, Direttore Generale Consorzio Grana Padano. Il rilevante taglio previsto, oltre a creare serie problematiche occupazionali nel comparto, comprometterebbe la zootecnica italiana e, di conseguenza, anche il nostro sistema lattiero caseario, con una ricaduta drastica sul miglioramento qualitativo da sempre perseguito a vantaggio del made in Italy ed in particolare dei prodotti a denominazione di origine come Grana Padano. Auspichiamo che il Ministro Martina si attivi con energia per recuperare le risorse necessarie – conclude Berni – in modo da consentirci di essere sempre riferimento internazionale di qualità e salubrità, oltre che per offrire ai consumatori prodotti con uno standard di primissimo livello, come fino ad ora è stato.