Nei prossimi giorni, il Consorzio Casalasco del Pomodoro darà inizio alla campagna di trasformazione 2017 nei tre stabilimenti di Rivarolo del Re (Cr), Gariga di Podenzano (Pc) e Fontanellato (Pr). Quest’anno, nonostante i problemi di siccità avuti nelle scorse settimane, che hanno colpito in particolare le zone di Parma e Piacenza, gli agronomi del Casalasco prevedono una raccolta di ottima qualità e che dovrebbe, salvo imprevisti metereologici, essere in linea con i volumi dello scorso anno, che si attestavano all’incirca sulle 540mila tonnellate, confermando così Casalasco come prima filiera per la produzione e trasformazione di pomodoro da industria in Italia.
Il pomodoro trasformato dei soci del Consorzio Casalasco è destinato alla produzione di polpe, passate e concentrati per i mercati di 60 paesi nei cinque continenti, sia attraverso l’attività di co-packing cioè la lavorazione conto terzi, core business dell’azienda, sia attraverso il marchio Pomì, che di anno in anno aumenta la presenza e le proprie quote di mercato in tutto il mondo.
Sul versante italiano, le previsioni di produzione secondo Amitom (Association Méditerranéenne internationale de la Tomate) si attestano sui 4,9 milioni di tonnellate, dato in calo rispetto allo scorso anno (-5%) dovuto probabilmente alla diminuzione di circa il 7% degli ettari di terreno destinati alla coltivazione del pomodoro sia nelle aree del Distretto del pomodoro del Nord, sia al Sud Italia.
Nel panorama mondiale, invece, California e Cina si piazzeranno rispettivamente primo e secondo paese al mondo seguite da Italia e Spagna. Il 14% della produzione mondiale di pomodoro da industria arriva comunque dall’Italia. Una percentuale che sale al 49% se prendiamo in considerazione solo il mercato europeo. Numeri che pongono l’Italia ai vertici internazionali di un comparto che, secondo i dati della campagna 2016, presentati durante l’ultima edizione del Tomato Day di Parma, ha prodotto un fatturato di 3,1 miliardi di euro.