La Regione Veneto aderisce alla piattaforma di garanzia “Agri” lanciata in Italia dal Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI), emanazione diretta della Banca Europea per gli Investimenti (BEI). La Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Agricoltura, ha sottoscritto il protocollo che dà il via allo strumento finanziario, finalizzato a sostenere il credito agricolo. Al momento sono tre le Regioni che vi hanno aderito (oltre al Veneto, anche Puglia e Umbria), 11 le Regioni coinvolte, 157 i milioni stanziati, con un rapporto minimo di leva di 1 a 4 e con una percentuale di finanziamento garantito che arriva al 50%.
Accesso al credito Il Fondo Agri risponde ad uno dei maggiori problemi per le imprese del settore primario: l’accesso al credito. La riduzione del valore delle ipoteche e le nuove regole imposte dal Basilea 3, associate alla crisi generalizzata dalla quale si sta provando ad uscire solo in questi mesi, sono fattori che inducono ad una stretta creditizia anche nel comparto agricolo e agroalimentare. A pagarne il conto sono in particolare le piccole e medie imprese, comprese quelle beneficiarie di contributi a fondo perduto, per esempio per il 30-50%, che spesso non riescono a trovare le fonti finanziarie per coprire il fabbisogno riconducibile al resto dell’investimento.
Sostegno alle regioni Da qui l’iniziativa della Banca Europea per gli investimenti, promossa e caldeggiata dal commissario all’agricoltura Hogan, per porre in essere strumenti finanziari a sostegno delle regioni a forte vocazione agricola in Europa. «Il Veneto è stata la prima regione italiana a manifestare ufficialmente il proprio interesse per questa iniziativa, con una lettera inviata al FEI nel luglio dello scorso anno – ricorda l’assessore all’Agricoltura – e da allora ha sempre attivamente collaborato con il FEI per la configurazione tecnica dello strumento e per la stesura dei documenti dell’accordo. Inoltre, la Regione Veneto risulta il maggior investitore nel fondo di garanzia fra tutte le Regioni aderenti, poiché rappresenta da sola circa il 20% del totale dei fondi regionali stanziati».
Come funziona Sostanzialmente, il meccanismo del fondo Agri funzionerà secondo lo schema seguente:
- Le Regioni italiane che aderiranno, costituiranno una serie di fondi regionali conferendo agli stessi risorse del proprio Programma di sviluppo rurale e ne affideranno la gestione al Fondo Europeo per gli Investimenti. Questi stanziamenti costituiranno il fondo di primo rischio (junior), a valere sul quale verranno escusse le prime perdite;
- BEI, FEI e Cassa Depositi e Prestiti (CDP) stanzieranno a loro volta proprie risorse, al fine di creare un fondo di secondo rischio (mezzanine o senior), a valere sul quale potranno essere escusse perdite che dovessero eccedere la percentuale di leva applicata al fondo junior;
- Questo ulteriore stanziamento consentirà di dare alle garanzie che verranno emesse la caratteristica di essere ‘uncapped,’ ossia senza un limite verso l’alto, assicurando alle banche finanziatrici l’assoluta copertura delle perdite garantite;
- FEI, in base al mandato conferitogli dalle Regioni, selezionerà un gruppo di banche affidando loro il compito di costruire un portafoglio di finanziamenti a favore di imprese agricole e agroalimentari, che troverà supporto nelle garanzie emesse da FEI a valere sui fondi di garanzia sopra citati;
- Il tutto funzionerà in parte sulla base di un accordo generale che regolamenterà le parti comuni ai rapporti con tutte le Regioni (la cosiddetta ‘piattaforma’), in parte sulla base di un accordo particolare stipulato da FEI con ciascuna Regione (i ‘termini specifici’), che regolamenterà l’uso dei fondi regionali singolarmente stanziati, sulla base delle esigenze differenziate di ciascuna di esse.
Risorse a disposizione «L’attivazione del Fondo FEI – spiega l’assessore – consentirà alla Regione di creare finanziamenti in favore di imprese del primario per circa 6 volte rispetto alle risorse del Programma di sviluppo rurale effettivamente stanziate. Usando 15 mln di fondi FEASR, si creeranno portafogli di prestiti a PMI del settore per 92 mln . Se i fondi delle misure 4.1 e 4.2 del FEASR fossero stati utilizzati solo come contributi a fondo perduto, avrebbero generato aiuti per soli 15 milioni. Inoltre, con l’ulteriore intervento finanziario del Fei e della Cassa Depositi e Prestiti, le risorse regionali a favore delle PMI agricole potranno essere incrementate del 90%».
I vantaggi dell’attivazione del fondo di garanzia sono molteplici, fa notare il referente delle politiche per il settore primario in Veneto: «Potremo raggiungere un maggior numero di destinatari e potremo anche risparmiare risorse, perché mentre l’erogazione del contributo a fondo perduto porta inevitabilmente alla dispersione di risorse pubbliche (non a caso erogate “a fondo perduto”), l’attivazione del fondo di garanzia, adeguatamente gestito, porta a risparmi qualora le perdite effettivamente subite nei portafogli siano inferiori a quelle ipotizzate sulla base della leva applicata». Da notare che la leva applicata al Veneto (1 a 7) è la più elevata fra quella applicate alle regioni aderenti, «a dimostrazione – sottolinea ancora l’assessore – di come il nostro settore primario sia considerato comunque uno dei più sani”. Avremmo potuto adottare anche un moltiplicatore maggiore, vista la sostenibilità del nostro sistema, ma – chiarisce l’assessore – abbiamo preferito mantenere una linea più prudenziale al fine di consentire alle banche finanziatrici di aprire linee di credito anche alle piccole e medie imprese con classe di rischio più elevata».
Gestione Infine, la gestione del fondo sarà affidata direttamente al Fondo Europeo per gli Investimenti (che gode di un rating di tripla A), con benefici diretti per le banche selezionate e per le imprese, che potranno godere di costi di commissione azzerati. «Ipotizzando che i finanziamenti concessi dalle banche in virtù delle garanzie emesse possano mediamente rappresentare l’80/85% delle spese per investimento – esemplifica l’assessore – si può ipotizzare che lo strumento possa attivare, al netto di possibili riutilizzi di risorse non escusse, un complesso di investimenti quantificabile intorno ai 110-120 milioni. Una vera boccata d’ossigeno per il credito al settore primario, che potrà rappresentare un importante impulso agli investimenti proprio nel momento in cui l’agroalimentare sta dimostrando tutte le proprie potenzialità di crescita e di apporto all’espansione del PIL regionale».