Ogni metro quadrato di bosco distrutto costa 20 mila euro alla collettività, ha stimato Feder.Agri. Dall’inizio dell’anno gli ettari andati in fumo sono stati 140.000, 3 volte quelli del 2016. Solo alla fine di ottobre ne sono bruciati 3000 in Valsusa, in Piemonte. «La più grande infrastruttura del Paese è verde, e sono i boschi e le foreste. Tutelare, valorizzare e gestire il patrimonio forestale è una responsabilità sociale, economica, ambientale e politica non più rinviabile di cui non c’è traccia nella bozza di legge di bilancio», rileva il presidente di Uncai Aproniano Tassinari che aggiunge come in Italia il bosco sia passato dai 5,5 milioni di ettari del 1950 a oltre 10,4 milioni dei giorni nostri. “Ricopre il 34,7% del territorio nazionale, eppure si taglia soltanto il 24% degli accrescimenti annuali, contro una media europea del 56%. Questo fa dell’Italia uno dei maggiori importatori mondiali di legna, quando invece potrebbe sfruttare il suo ingente patrimonio forestale. Ciò che manca all’Italia è una coerente strategia nazionale per la bioeconomia e le agroenergie e stupisce che non ve ne sia traccia nella legge di bilancio”.
Per ridurre l’import servono politiche industriali, agricole e forestali funzionali. “La multi dimensionalità del progetto coinvolge soprattutto gli agromeccanici, aziende per eccellenza multifunzionali, e diversi dicasteri. La valorizzazione del patrimonio forestale non può essere lasciata al solo ministero dell’ambiente, la cabina di regia deve essere affidata alla Presidenza del Consiglio e alle singole regioni“.
Nel settore forestale i contoterzisti ricoprono un ruolo cardine, anche in relazione alle popolazioni che si stanno allontanando dalle montagne e che si vorrebbe riportare in quei territori. «Dove la limitata redditività, la frammentazione fondiaria e la scarsa accessibilità hanno portato all’abbandono dell’agricoltura di montagna e pedemontana e alla silvicoltura, è essenziale il ricorso al contoterzismo e alla cooperazione al fine di raggiungere economie di scala adeguate». Occorre attrarre investimenti e ridurre gli ostacoli burocratici in un settore che vale già 540 milioni di euro. «Per questo – conclude Tassinari – le Regioni dovrebbero svolgere quel ruolo di coordinamento che oggi manca fra agricoltori, contoterzisti e i settori della trasformazione d legno».